DELLA STORIA ROMANA 299 Eduo fu egualmente rispettato nella Gallia, come lo era presso la repubblica dominatrice (1). Abbiam detto che Domizio avea voluto lasciare dei monumenti della sua vittoria nel luogo ove 1’ aveva riportata , ed eretto delle torri sormontate da trofei che annunciavano da lunge agli Allobrogi la loro umiliazione: edifizii di tal fatta erano sino allora inusitati presso i duci romani, non essendo mai stato loro costume d’insultare dopo la vittoria, alle nazioni da essi soggiogate (2). Anche Fabio volle perennare la memoria del suo trionfo, facendo erigere nelle Gallie due templi; l’uno ad Ercole, come alla divinità particolare del paese, o forse piuttosto come a quella da cui la famiglia di questo generale vantava la propria origine (3) : l’altro a Marte, siccome al nume tutelare dei Romani (4), se si presti fede ad uno storico moderno, ma l’opera cui egli cita in prova (le quistioni romane di Plutarco) dice precisamente il contrario, affermando (5) eli’ era proibito in Roma il chiedere se la divinità tutelare di cotcsta città fosse un Dio od una Dea, nè poteva dichiararsi il nome di questa divinità. Egli è ben più verisimile che Fabio in quest’ occasione considerasse Marte come il Dio dei Celti e come quello delle pugne: sotto quest’ultimo rapporto egli apparteneva del pari ai vincitori ed ai vinti. Comunque però sia la cosa, si vede che Fabio condotto dall’ esempio di Domizio ebbe pure la vanità di erigere trofei nel paese soggiogato. Questa vittoria ben meritava però un monumento, ove si voglia dar credenza a quanto dice Appiano (6) che l’oste da lui comandata, uccidendo centoventimila Celti, come dicemmo coll’autorità di Tito Livioj non abbia perduto che soli quindici (1) Slor. rora. di Catrou e Rouillè. Parigi. i^3o t. i3 p. 5^6. (2) Floro I. 3 c. a . (3) Plularco sul principio della vita di Fabio Mass. Vedi la nolo del suo traduttore Ricard. Giuvenale Salir* 8 dice natus in Wcrculeo Fa-biux lare. (4) Stor. rom. di Catrou e Rouillè. Parigi 1730 t. i3 p. 544 e 546. (5) Questione 61. Vedi le opre inorali di Plutarco tradotte da I\i-enrd. Parigi 1785 t. 5 p. 421 e 432, (6) In Cellicis. Vedi la raccolta degli storici di Don Bouquet t. 1 pag. 460.