2x8 DELLA STORIA ROMANA parla la legge Sempronia sia stata un chcnice del prezzo di un asse , vera unità monetaria , benché a quell’ epoca non si contasse più che a sesterzii ; ed è del tutto possibile che in tale occasione ove trattavasi di un’ unità di misura, il cui prezzo era al di sotto dello* sesterzio, si avesse avuto ripiglio alla vecchia unità dell’asse. Se non die ammessa questa ipotesi, insorge una difficoltà intorno l’ interpretazione già da noi precedentemente intavolata, giusta la quale il frumento veniva distribuito ai cittadini poveri in ragione del terzo più una metà ovvero dei 5/6 della tassa ; locchè non essendo inferiore di ^ rapporto al valore dell’asse, non era trascendente, e tuttavia tornava di molto vantaggiosa per gratificare il popolo. Quest" obbiezione consiste in ciò che uniti insieme il semissis ed il triens, si ha un dextans ed ammesso un tale valore, si crederà che la legge avesse dovuto dire ut dextante plebi darctur, ma la parola semissis e triens erano state usate per accennare delle monete reali equivalenti alla metà ed al terzo di un asse (i), che correvano nei tempi in cui la repubblica era ancor povera , nè possedeva monefe d’ argento (2) , cioè prima del-1’anno 5.36 di Roma (3)^ e siccome da quell’epoca in poi non era trascorso un sì lungo intervallo che tali monete dovessero essere interamente fuori di circolazione ^ . così mantennero essi l’abitudine di enunciare il nome , benché non Si fossero mai battuti destanti. Questa risposta è molto soddisfacente, ma essa non è perentoria, e nulla impedisce di preferire l’opinione di uno scienziato espertissimo di queste materie (4), la quale lasciando all’espressioni della legge Sempronia tutta la latitudine onde sono suscettibili, non riporta punto il semissis ed il triens al determinato valore di un asse , nè al prezzo ili un modio o di un clienix, ma a quello (1) S»or. delle monete t. 2 p. 227. (2) Vedi qui innanzi l’an. 270 av. G. C. Abbiamo dello con Plinio che la moneta d’argento fu battuta in Roma per la prima volta Tanno di Roma 485. (5) Slor. delle Monete t. 2 p. 2 3i. (4) Idem p. 558.