DELLA STORIA ROMANA agi un anni) come quello del consolato di Opimio, in cui il vino fu riputato di qualità così squisita, e in cui dovette essere sì poco abbondante a motivo dell’ estremo caldo che avea appassite le uve, il prezzo accidentale dell’anfora fosse montato sino a cento sesterzii (i). Sarebbe forse errore il credere col prefato traduttore francese di Plinio che il calore abbia rcnduti buoni i vini in tutte le parti d’ Italia. Egli cita in prova le uve Cecube, le Massiche e le Falerne sulla fede dei tre passi seguenti (&). Caecuba saccentur t/udee/ue annus coxit Opimi. Marziale 1. 11. epigr. 4°- » Si appresta il Cecubo e tutto ciò che ha matu-» rato P anno di Opimio » . Massica solus habes et Opimi Caecuba solus. Idem 1. III. epigr. 26. n Tu solo possedi i vini di Massico e quelli di Ce-» cubo raccolti sotto il consolato di Opimio » . Statim allatae sunt amphorae vitraee diligente!' gypsatae, cjuarum in ccrvicibus piltacia erant efjixu curn noe titulo: Falernum Opimianum annorum centum. Petronii Arb. Satyr. p. u4 (3). » Ci. furono tosto recate delle ampolle vitree turate » colla maggiore esattezza, sul collo delle quali stavano n affìssi dei cartellini colla leggenda : Falerno del con-» solato di Opimio, vecchio di cent’ anni ». Veggonsi in fatto menzionati da questi tre testi tre luoghi differenti. In una parte del Lazio tra la città di • (1) Stor. della moneta t* 2. p. 365. (2) Li raccolse nelle sue Note il P. Arduino. Vedi il Plinio di Frangio t. 5 p* 48. Li trascriviamo qui giusta il lesto. (5) Nell’ ediz. citata da Arduino e t. I p. 394 nell' ediz. di Pungi 18o3.