DELLA STORIA ROMANA i/ig osasse di proporla da se medesimo , per vedersi scaduto dalla sua popolarità (1) , e die il suo odio per la memoria del giovane Scipione, distruggitore della rivale di Roma, mirasse a cancellare la rimembranza della vittorie dei due Africani. Avendo egli esaltata 1’ opinione di cui godeva quel suolo, di essere cioè fertilissimo, ottenne che vi venisse spedita una colonia (2). Gracco s’imbarcò quindi per la Libia con Fulvio Fiacco, il quale dopo il suo consolato e il suo trionfo gli era stato dato a collega, onde avessero insieme ad attuare cotesta colonia, e ciò col disegno di allontanarli entrambi da Roma per qualche tempo onde acchetare in loro assenza il fermento , e concedere qualche quiete al senato (3). Egli è perciò che laddove >si legge in Plutarco essere stato Caio tratto a sorte per quell’ incarico, (4) deve ciò intendersi soltanto rapporto alla forma di sua elezione, non già quanto all’elezione in sè stessa, giacché non mancavano di certo mezzi per far cadere la sorte su cui più piacesse, nè Roma si faceva coscienza di usarne. F'u obbiettato che una tal commissione era incompatibile con quella di tribuno del popolo, non potendo co-testi magistrati nel corso di loro funzioni assentarsi di Roma neppure per una sola intera giornata (5). Ma con-vien dire che questa legge comportasse senza dubbio delle eccezioni, poiché il testo di Plutarco in questo proposito è formale, e perciò ch’egli ne dice (6), Fannio era ancora console dopo il ritorno in Roma di Gracco, come si vedrà in seguito. Gracco e Fulvio disegnarono il perimetro della città destinata alla colonia sul suolo stesso ove prima stava Cartagine, senza verun riguardo alla sentenza di Scipione che nel demolire quella città aveva condannato il suo terreno a non servir più ad alti’uso, fuorché a quello di (1) Appiano I. 1 c. 5 paragr. 24* (2) Idem, ibid* (3) Idem ibìd. (4) Vita ilei Gracchi. (5) Traduzione di Appiano di M. Combes-Dounous t. I p. 5i* (6) Gap. 46. Tom. V. 16 4