DELLA STORIA ROMANA 33 anno } la folgore cade su templi e boschi sacri agli Dei, su porte e mura di città : si vede un ruscello gonfio di sangue: lupi voraci s’insinuano nelle città} rompe la gra-gtiuola sull’ Armilustro, luogo santo , in cui il popolo romano sagrificava tutti gli anni, il i4 delle calende di novembre (19 ottobre) romano ( Varrone de L. L. 1. V p. 34} Lesto, Armiluslrum. Antico calendario). Nasce un ermafrodito. Gli aruspici etrusci, i più abili dell’ Italia , mandati a Roma, decidono eh’esso è il più orribile e sinistro di tutti i prodigii, e che quel fanciullo rinchiuso entro un cofano abbia a gettarsi in mare. I pontefici ordinano processione solenne, in cui vensette damigelle romane abbiano a cantare un poema} mentre esse lo studiano raccolte nel tempio di Giove Statore, scroscia la folgore sul tempio di Giunone Regina. Gli aruspici dichiarano che questo nuovo prodigio è una minaccia alle matrone romane. Si ordinano presenti agli Dei , e nuovi sacrifizii (Tito Livio 1. XXVII c. 3y ). Nel mezzo di tanto terrore, i prosperi successi dei due consoli sui nemici della repubblica non rattennero i pontefici dal sopprimere 1’ intercalazione che apparteneva all’ anno seguente. Consoli: Q. Cecilio Metello, L. Veturio Filone, entrano in carica il i5 marzo romano 548, 23 febbraio giuliano 206 av. G. C. 207.-206. Tredicesimo anno della guerra (Tito Livio 1. XXVIII c. io, 12, 16). I prodigii dell’anno precedente non danno luogo ad intercalazione. I consoli dopo aver fatto ritornare i villici al travaglio e ne’loro poderi, abbandonati a motivo della guerra, partono per le- loro armate, al principio di primavera (Tito Livio c. 11). Il loro ingresso in carica precedette dunque siffatta stagione : la nostra tavola lo porta al 23 febbraio giuliano. Non v’ebbe alcun fatto tra i Romani ed Annibaie (Tito Livio c. 12). Scipione nella Spagna vince due battaglie sopra Asdrubale, figlio di Gisgone che avea riunito in un sol corpo d’ armata le truppe nuovamente levate e quelle di Magone e Massinissa. Polibio (1. XI c. 22; e Tito Livio (c. i5) di- Tom. V. 3