DELLA STORIA ROMANA 271 » a meraviglia per argomentar nel senato, ove Scauro tener » seppe per lunga pezza il primo posto eli onore. Egli non » solamente si faceva conoscere per uomo prudente, ma » eh’è più importante, dispiegava un’aria di verità, eh’è » ciò tanto propria ad ispirar confidenza «. Sembra essere stata questa 1’ occasione, in cui Emilio procacciossi quel-l’alta autorità nel senato, di cui parla Cicerone, poiché per suo parere fu emanato il decreto, che incaricava il console Opimio d’impiegare tutto il suo potere nel mantenimento della pubblica sicurezza, ed a sterminare i tiranni. (1) E noto che la formola usata in tali occasioni, era solamente quest’una » Che i consoli veglino nel-» l’allontanare dalia repubblica qualunque danno «. Ma l’uso dava a cotesta formola bastevole forza per poter at- • tribuirle- quel senso che dà ad essa il testo di l’iutarco . Opimio certo la intendeva in tal foggia; poiché dopo questo decreto egli ordinò ai Senatori di recarsi a prendere le loro armi, ed ai cavalieri di condurre alla mattina susseguente ciascuno due domestici armati. Fulvio dal canto suo ridotto a difendersi, vi si apparecchiò con coraggio. Caio meno audace ritirandosi dalla piazza ar-restossi davanti la statua di suo padre, e dopo averla lunga pezza considerata senza proferire parola, se ne parti, versando lagrime e mettendo profondi sospiri. Il popolo testimonio del suo dolore ne fu vivamente agitato, e rimproverandosi gli uni gli altri la propria viltà nell’abbandonare, e tradire un uomo che si era cosi consacrato alla sua causa, gli. andarono dietro e passarono la notte davanti la sua casa, custodendola più scrupolosamente di coloro che vegliavano presso a Fulvio, i quali non altro fecero che bere, mandar grida festose, e tenere in mezzo all’ebbrezza i più audaci proponimenti. Fulvio egli stesso che_il primo erasi abbandonato al vino, si permise de’discorsi e delle azioni indegne della sua età e del suo grado . Al contrario i custodi di Caio osservavano un profondo silenzio, come si trattasse di qualche pubblica calamità; essi riflettevano sulle conseguenze di queste prime procedure; e conoscendo il bi- (1) Sesto Aurelio Vittore de viri» illustrìbus c. 72.