DELLA STORIA ROMANA i37 rato ili questa guerra non abbia potuto partire se non rlie tardi per la Spagna. In questo mezzo tempo il proconsole Marcello, determinato di por tutto in opera per terminare la guerra, primacliè arrivasse il suo successore , avvertì i Celtiberi del pericolo che li minacciava, e accordò loro la pace medianti ostaggi ed un tributo (App. de bell. Hìsp. p. 283; Epitom. \di Tito Livio 1. XLVlll; Strabo-ne 1. IH p. 247)- Lucullo rinnovò la guerra per l’avidità di arricchirsi colle sue spoglie . Cedutagli per convenzione dei Vaccii una città, egli ne fa uccidere gli abitanti (Appiano p. 284; Floro lib. IL c. 17); di là si porta a formare 1’ assedio d’Intercacia e se ne impadronisce; poscia stringe Pallancia nella Spagna Tarrago-nese; se non che la carestia 1’ obbliga a ritirarsi e prendere i quartieri d’inverno (Appiano p. 285 e 286). 11 E retore Serv. Sulpizio Galba , successore di Atilio nella iiisitania , vinto in una battaglia , in cui perde molte truppe, consuma il rimanente della campagna nell’ inazione (Appiano p. 287; Oros. 1. IV c. 21 ; Epitom. dì T. Livio I. XLVII1). Nell’ inverno mentre Lucullo s’inoltra sino a Cadice , poscia nella Lusitania per tenere a freno que’popoli , Galba propone ad altri ribelli di dar ad essi alcune terre, li determina a porsi in marcia, dividesi in tre corpi; indi ricercati di consegnargli le armi, li fa trucidare (Appiano p. 288; Oros. 1. IV c. 21). Comincia in quest’ anno la guerra iu Africa tra i Cartaginesi ed il re Massinissa , giacché il giovine Scipione spellilo dalla Spagna, ove serviva sotto Lucullo, per ottenere da Massinissa degli elefanti , fu testimonio delia battaglia che fu combattuta tra le due armate ( Appiano m Pini. p. 39; Epitom. di Tito Livio 1. XLVIU). I Romani volevano già dichiararsi. Scipione Nasica continuava ad opporvisi, e giunse ad impedire al senato di prendere tale risoluzione (Epitom. di Tito Livio 1. XLVIII). Egli stesso essendo grande pontefice, rappresentò lo scapito che poteva derivare pei costumi dal teatro a logge e sedili che si stava costruendo per ordine degli ultimi censori ed indusse il senato a far demolire quant’ crasi già edificato, vietando d’ inalzarne di simili nella città, c nel suo circondario (Epitom. di Tito Livio lib. Tom. V. * 9 *