DELLA STORIA ROMANA 231 1’ amministrazione dei pubblici fondi (i) , sembra annunciare pure la sua frugalità , procedente forse dalla modicità di sue fortune, cui non aVea voluto aumentare con qiie’ mezzi che l’uso pur troppo non iacea che autorizzare in Roma tra i magistrati. D’ altronde se la liberalità di Gracco si fosse estesa a tutti i cittadini di Roma , avrebbe molto perduto del suo pregio agli occhi dei poveri ( e consumato ben presto il pubblico tesoro, che sarebbe stato inabile a sostenerla. La legge di Caio , quale viene da noi concepita, gravitava ancora estremamente il patrimonio dei cittadini, e Calpurnio avea avuto ragione di apertamente condannarla , parlando com’egli avea fatto. Caio in tutti i suoi discorsi vantavasi di essere il difensore e conservatore della repubblica, ma le sue azioni provavano sovente il contrario (2). Per mettere la repubblica in istato di fornire a delle largizioni, le quali anche entro i limiti da noi assegnati, trascorrevano ancora sino alla profusione , il tribuno impor fece delle gabelle per l’introduzione delle mercatan-zie che approdavano in Asia , soprattutto nei porti cui il re Aitalo avea col suo testamento legati ai Romani. Furono istituiti pubblicani e commessi (3). Il prodotto dei tributi di tante città d’ assai ' commercianti non si versò nel tesoro pubblico, ma fu per intero conse-crato nell’ acquisto di frumento di cui conveniva riempiere i Granai di Sempronio. Vennero con tal nome chiamati que’ magazzini magnifici fatti costruire da Gracco. Così notevoli liberalità cattivarono a tal punto il popolo , che i più assoluti monarchi aveano minore autorità sui loro sudditi di quella che il tribuno esercitava sui Romani , tanto gelosi d’ altronde di loro libertà; essi si erano assoggettati senz’ accorgersene, e tanto più reale era la loro schiavitù quant’ era volontaria (4). Le forze dell’ uomo il più robusto si sarebbero esau- (1) Cicer. nella sua terza aringa contro Verre. Vedi pure Val. Mass. IV, 3 n. 10 e Plinio XXXIII, li nell’edizione di Franzio t. 9 P’ 44" (a) Rollin t. g p. 8ti. (5) Cicero in Verrin 5 e Floro I. 3. (4) 'Catrou e Rouillè t. i5 p. 477-