DELLA STORIA ROMANA 245 Inoltre egli faceva colmare tutti i paduli e tutti i burroni scavati sì dai torrenti che dall’ acque stagnanti, ovvero ne congiungeva le sponde con solidi ponti ,• di guisa che essendo esse parallele e di eguale altezza tutto il lavoro era dappertutto unito e dilettevole all’ occhio. Oltrecciò divise tutte le strade in tanti spazii eguali chiamati miglia dai Romani, una lunghezza cioè all’ incirca di otto stadii greci, ovvero i5oo metri, e tali distanze furono per ordine suo contrassegnate da grossi pilastri marmorei. Un’altra comodità da lui aggiunta in un tempo in cui non si viaggiava che a cavallo, fu quella di appuntare perpendicolarmente ai due iati delle strade delle belle pietre a distanza di mano in mano minore , onde aitare ai viaggiatori a montare a cavallo senza altrui soccorso (1), non, conoscendosi ancora a quel tempo l’uso delle staffe (2). I pilieri 0 colonne in pietra che marcavano ima distanza di mille passi, erano numerizzati progressivamente cominciando da Roma. Quinci quelle espressioni così comuni negli autori latini tertio, i/uarto ab urbe lapide (3), la terza , la quarta pietra dopo la città. Gracco dopo avere in tal guisa frastagliata Italia con (Pubbliche strade , trovò nella costruzione di quest’ opere aboriose e magnifiche l’occasione di trarre al suo partito quantità di operai ed artisti d’ ogni genere , disposti a fare quanto a lui talentava (4). Per tutte cosiffatte imprese, il popolo lo inalzò a cielo coi suoi encomi i, e protestò di esser pronto a dargli i più splendidi contras-segni di sua affezione (5). Un favore così solenne a lui bandito, mise il colmo all’odio del senato ; lo stesso console Fannio, malgrado l’importante servigio resogli da Gracco al momento della sua elezione, si avea estremamente rat-? tiepidito, èd il tribuno che ben si accorse di non poter (1) Plutarco, Vita dei Gracchi, c. 40 nell’edizione di Amyol, e 36 in quella di Ricard. (2) Nota di Dacier. (3) Rolliti t. 19 p. 37. * (4) Appiano 1. I c. 3 paragr. 3o. (5) Plutarco, Vita dei Giacchi c. 4l nell’edizione di Amyot* c in quella di Pùcard.