DELLA STORIA ROMANA 425 ni di sesterzi (1) unicamente per pagare i propri debiti. 11 testo greco di Appiano dice venticinquemifa miriadi (venticinque milioni) senza indicarne la spezie; ciò clic potrebbe far credere ^che si trattasse degli argentei al tempo di Cesare, che valevano dicci sesterzii (2); ma siccome in quest’ occasione egli esagerava i suoi debiti, è più verisimile che alludesse alla moneta inferiore del tempo suo , e per conseguenza intendesse parlare di 25 milioni di sesterzi (3). Aggiunge Appiano che dopo di essersi convenuto alla meglio con que’creditori che lo molestavano , egli si recò nell’Iberia. Plutarco racconta con maggior precisione questo fatto. Dice (4), che Crasso si costituì garante verso i creditori più difficili e più duri per il valsente di ottocento e trenta talenti ; e allora Cesare con questa mallevadoria rimase in libertà di partire pel suo governo. E noto che il talento attico valeva ventiquattromila sesterzi (5). Ottocento e trenta talenti formavano quindi al-l’incirca 20 milioni (6) di sesterzi, ossia i 4/5 di quanto Cesare era debitore. 694 di Roma, 61-60 avanti l’era nostra. Consoli: Lucio Afranio, Quinto Cecilio Metello Celere. Essi entrano in carica il primo gennaio romano, 24 ottobre giuliano dell’anno 61 avanti l’era nostra. 695 di Roma, 6o-5g avanti la nostra era. Consoli: Caio Giulio Cesare, Marco Calpurnio Bibulo. (1) Cioè a dire due milioni centottantasette mila cinquecento franclii, moneta di Francia, adottandosi la valutazione tèstè fissata. (2) Ster. delle monete del march. Garnier t. 2 p. 23g. (3) Così intese Combes-Dounous nella sua versione di Appiano t. 1 pag. 262. (4) Vita di Cesare c. 12. (5) Ventiquattromila nummorum sextertiomm [ Cicerone, Livio 1. 34 5o e passim) sive 24 sextertia (Seneca, Gellio, Prisciano). (b) Diciannove milioni novecento e ventimila sesterzi, ossia un milione settecento quarantatre mila franchi, moneta di Francia.