SULLA CRONOLOGIA ROMANA io5 I nuovi dieci giorni aggiunti da Cesare furono collocati alla fine dei mesi ai (|uali Numa avea dato soltanto 2() giorni. Il mese di febbraio, benché il più breve di tutti, non ricevette altra addizione clic quella del bisesto, Iioicbé Cesare non volle allungare un mese consacrato agli )ei Mani. Ma Cesare, facendo questo cangiamento ebbe grandissima cura di mantenere in tutta la sua integrità 1’ ordine stabilito sin d’ allora nella religione romana. Le feste restarono fissate agli stessi giorni assegnati ad esso da Numa, e per conservare quest’ ordine mise alla fine dei mesi i giorni che si dovevano aggiungere (i): per esempio le palilie continuarono ad essere celebrate il 21 aprile come per lo innanzi, e la sola differenza che v’ ebbe , cadde non sul giorno in se stesso, ma sulla maniera di numerarlo. 11 mese di aprile avendo ricevuto da Giulio Cesare un giorno di più di quello che avea sotto Numa , ne segue che il giorno 21 di questo mese, eli’ era il 10 delle calende di maggio nel calendario di Numa, divenne I’ii di queste calende nel calendario di Cesare: osservazione importante che troverà sovente la sua applicazione. Ma Cesare non si propose soltanto di appaiare 1’ anno romano coll’ anno solare: ci volle ancora fissare il primo gennaio al solstizio d’inverno; punto che i Romani dopo Numa aveano sempre riguardato come il termine donde partir doveva un anno ben regolato ; e siccome l’anno romano era a quel tempo assai sconvolto, Cesare per rimettere il primo gi-nnaio al punto del solstizio, fu obbligato di aggiungervi le intercalazioni di 23 giorni nel mese di febbraio, e di 67 giorni divisi in due mesi tra novembre e dicembre, come l’abbiam detto nel capitolo precedente; di guisa che l’anno della riforma contenne (1) Afaerob. ibìd. Feriarum taraci» cujuscumque mensis tirdo servatus rat ; nani si cui fere lertius ab idibus dies {estua aut feriatus fuit, et lune a. d. aextum deci munì dire!» tur, etiam-post augmentum dierum ea-dem religio serbata eal, ut tertio ali idilius die eelelirarrtur ; licet ab incremento non ¡am a. d. sextum decimum Kalemlas, sed a. d. septimum dec;mum , si unus a. d. oclavum decimum, si duo additi sunt, dieeretur. Nain ideo novos die* circa finem cujuscumrjue mensis inseruit, ubi fineiu omnium , quae in mense erant , ri-perit feriarum. Tom. IV. 7 *