DEI CALENDARII ROMANI 129 intercalazioni il medesimo numero di giorni da quella nazione assegnato, di guisa che esse non differiscono dall’ embolismo clic solo in quanto alla disposizione ed ordinò che si facesse l’intercalazione alternativamente ogni due anni, con clic l’anno primo del suo calendario fu anno ■comune di 355 giorni; il secondo anno intercalare semplice di 377 giorni; il terzo anno comune di 355 giorni, il quarto anno intercalare doppio di 378 giorni, e cosi successivamente. Con questo mezzo l’anno romano medio era più lungo di un giorno dell’ anno solare. ( Macrob. ibicl. Censoria, c. 10. Plutarc. in Aunia p. 72). Da questa prima istituzione di Numa consegue che ciascun anno romano, usurpando un giorno sopra l’anno astronomico, doveva finalmente scostarsi dall’ordine delle stagioni, e far successivamente passare alla state ed all’ autunno i mesi che appartenevano dapprima alla primavera ed all’inverno. \ Abbinili detto che gli anni romani erano alternativamente comuni ed intercalari: il comune era composto di dodici mesi, c conteneva 355 giorni,i quali facevano ¡11 qualche guisa la costituzione fissa. L’anno intercalare semplice conteneva 22 giorni di più, e l’anno intercalare doppio ne avea 23 pure di più: per conseguenza esso aveva un tredicesimo mese chiamato intcrcalarins dai Latini , e merkedo-ninsila l’Iutarco. Finalmente il luogo stabilito da Numa per metter l’intercala/ione fu (Censorin. c. 20. Macrob. c. 12) sempre tra il ^3 e il 24 di febbraio, cioè a dire dopo la festa dei Terminali.t prima del Hegifugium; e quando s’intercalava, si toglievano al mese di febbraio i cinque ultimi giorni, i quali si aggiungevano al mese intercalare (Parrón. de l. I. lib. 5. pag. 3a, Macrob. ibid ). In questo senso disse un giureconsulto (Celsns in leg. 98. 8. 2. de Ferb. signif.) che il mese intercalare era composto di 28 giorni; e di fatti tanti esso contavaue quando l'intercalazione era doppia. Trovasi in Tito Livio (/. 1. cap. 19.) che Numa sino dai primi anni del suo regno si adoperò di dare le sue istituzioni politiche e religiose, e chc la prima di tutte fu la riforma del calendario. Plutarco ( Quacst. román. p. 2(i8.) e Ovidio (I. 1. Fast. v. 160.) dicono che Numa, riformando il calendario, collocò l’apri mento dell’ Tom. IV. o