DELI.A STORIA ROMANA clic nc ticn conto nel suo calcolo cronologico, come proveremo all’anno ili Roma 9.97. Marzio si ritira nel paese dei, Volsci presso Azio Tulio, cui trovò assiso accanto il fuoco (Dionigi «li Alicarnasso lib. VII p. 48l): quindi era la stagione d’inverno sul finir di <|ucst’anno 264. Egli eccita Tulio a far dichiarar dai Volsci la guerra ai Romani. Malattie contagiose in Roma, c prodigii che spaventano il popolo. Un plebeo dichiara al senato essergli stato annunciato in sogno da Giove eli’ esso disdegnava gli ultimi giuochi romani a lui offerti (Tito Livio) perchè erano stati contaminati dalla presenza di uno schiavo battuto colle verghe per ordine del suo padrone, e lo si avea fatto passare pel luogo ove si davano i giuochi. II senato ordina perciò che i giuochi dell’ anno seguente, onde pacitìcare gli Dei, vsi dieno con maggiore solennità dell’ ordinaria. Consoli: Caio Giulio Julo, P. Pinario Manierano Rufo entrano in carica il i.° settembre romano a(j5 , 2 settembre giuliano 489. 489.-488. La solennità straordinaria prescrita dal senato pei giuochi romani di «|uest’ anno attrae molti stranieri a Roma. Ordine dato dai consoli ai Volsci che vi erano giunti, di uscir sul momento di città. Il motivo che indusse i Romani a quest’ ordine fu P artifizio usato da Azio Tulio, il quale colla mira di aizzare per questo oltraggio i Volsci a guerra contro Roma, fece giungere secretamente avviso ai consoli che i ^ olsci si proponevano di turbare cotesti giuochi. Celebrazione ile’ giuochi romani il i5 settembre romano. Dionigi di Alicarnasso ( 1. Vili p. 4^2 ) ci fa sapere che non era scorso gran tempo da che i consoli attuali erano entrati in carica. Quindi viene da noi a giusta ragione collocato il comiu-ciamento «lei loro consolato al i.° settembre romano. Ambasceria dei Volsci a Roma ; la riparazione da loro pretesa venne ricusata. Guerra dei Volsci comandati da Co-riolano (nella primavera dell’anno seguente 266). Corio-lano mette a sacco il territorio romano , risparmiando a bello studio e per insultare al popolo le terre dei patrìzii,