DELL’AMERICA j49 cinquanta individui s'obbligarono di passare a Caienna iti qualità di abitanti, a condizione soltanto d’essere sollevati delle spese del passaggio. Tutti questi individui furono ripartiti in otto compagnie sotto la condotta di un ugual numero di capitani (i), organizzate per intero sul piede militare, con tenenti, alfieri, sergenti e caporali. Dumcsnil fu nominato capitano colonnello, e Devaux maggiore. Per la sicurezza e pel decoro del generale gli fu assegnata una guardia d’onore di venti uomini comandati dal signor di Ecambouis, officiale sperimentato. Gli apparecchi dell’imbarco si fecero ad Ilavre, ove furono a quest’ uopo noleggiati due navigli, I’ uno chiamato la Carità, della portata di quattrocento tonnellate; l’altro il Gran San Pietro di cinquecenle tonnellate, i quali furono caricati d’ogni specie di provvigioni e di sedici migliaia di polvere. Nel 18 maggio 16^2, vigilia delle Pentecoste, i coloni ed i loro capi s’imbarcarono a Parigi, in presenza d’una folla innumerevole (2), sovra battelli che doveano tradurli a lìouen. Essendo loro stato spedito dall’ arsenale un carro carico di munizioni da guerra, venne cólto da alcuni battolanti c trasportato nel palazzo del duca di Orleans, a pretesto che si andava a tradurlo nei magazzini ; ma il principe che s’interessava vivamente alla nuova intrapresa, fece sulla domanda del generale che fosse restituito. Il convoglio fu poscia arrestato tra il ponte Rosso e la porta della Conferenza dal posto di guardia per soddisfare agli obblighi d’uso; ed avendo l’abate di Ma-rivault voluto seguire alcuni officiali incaricati di dare le necessarie spiegazioni, saltando da uno in altro battello, cadde nell’ acqua e si annegò (3). Dopo questo disastro, fu continuata la navigazione sino a San Germano all’Aia, (1) I signori Barro, Casaut, de Maucour, Enanville, Doudemar, d’Ai-gremont e Desrochers. Ciascun capitano avea due servi e ne aveva uno ogni luogotenente ed alfiere. (2) L’autore ne porta il numero all’ esagerata cifra di due milioni. (3) 11 padre lìiet, che fa l’elogio di quest’ ecclesiastico, pag. i3 e i4, racconta, u non esser egli ignorante dell’astrologia da cui avea tratto qualche coiighiettura intorno al genere della propria morte. «