Primavera italica 101 mezzi e di fini, la nostra lingua, eli’è simbolo ed arma potentissima di difesa e di offesa contro il despotismo indigeno <> straniero; è un nuovo alito di vita, che reca in sè propositi di rigenerazione morale e civile, ridestando in noi il desiderio delle libertà politiche, rinnovando le energie sopite della razza; è il vero risorgimento fiumano; è insieme l’affernazione più solenne e più persuasiva dei nostri diritti politici e nazionali culminanti nella nostra redenzione. (1) Come potè Fiume conservare il suo carattere, la sua fierezza, la sua anima italiana, contro due terribili nemici, il c.'oato e l’ungherese, che non si stancavano mai dì tornare all’assalto, di escogitare sempre nuove e più ardite violenze per infrangere la nostra italianità? Cone potè preparare Fiume la sua redenzione? Era la, fede, era questa cosa sacra ed inviolabile, che come fuoco che non si spegne e fiamma che non si estingue, ardeva nell’anima nostra e ci rendeva forti nella lotta cotidiana, eroici nel nostro sacrificio, fermi nel nostro martirio. Questa nostra fede, sempre ferma, immutata, era ravvivata dalla parola animatrice dei poeti e dei pen- 1 ) Farono anima e mente di questo periodo Egisto Bossi e Guido Depoli che profondendo la loro bella cultura sulle pagine della «Li-burnia» e della «Vedetta» richiamarono l’attenzione della gioventù fiumana sulla nostra terra e sul suo passato, Silvino Gigante che ricostruì sul tenue canevaccio di poche carte la vita tutta italiana dell’antico comune di Piume, Icilio Baccich che fu il vero creatore delle biblioteche popolari, Biceardo Gigante che trasfuse nei giovani la sua fede fervidamente italiana, il poeta Vincenzo Host che r ievocando le belle regioni d’Italia ricordava la Patria. Nè dobbiamo (/¡monticare le memorie lasciate da Giovanni Kobler e le pre.iovoli pubblicazioni storiche di Alfredo Fest che diedero notevole incremento agli studi di storia patria. •