8 FIUME ATTBAVESSO LA STORIA proavi abitavano i castellieri preistorici che dal loro nome furon detti ed oggi ancora si chiamano gia-pidici. Poche e scarse sono le notizie dei giapidi giunte sino a noi. Tito Livio narra che i giapidi furono abili montanari, esperti conoscitori dei valichi, dei sentieri, i quali si offrirono come guide a Cassio che da Aquileia s’inoltrava per la Giapidia nella Macedonia. Strabone ci parla di una schiatta gagliarda e bellicosa di uomini nati tra boschi e dirupi, che portava armature galliche, si tatuava il corpo e si cibava di magra biada. Le dorme illiriche poi — scrive Terenzio Varrone — non ¡stavano in ozio, ma attendevano alle faccende casalinghe, portavano legna per il focolare domestico, pascevano le greggi, ed accudivano ad ogni sorta di lavori penosi portandosi fin anche due poppanti al collo. La forza e la fierezza era una caratteristica dei popoli illirici e ne abbiamo una prova nell’eroico sacrificio delle donne di Metullo che al servaggio preferiscono la morte. Nè è unico questo fatto di alterezza nella storia di queste genti, poiché sappiamo che una regina degli illiri, Teuta, osò ribellarsi alla signoria di Roma, che finita la guerra nella quale era impegnata, ritorse contro di lei tutta la furia della sua vendetta. Frattanto al nord ed al nord-ovest si addensava minacciosa la tempesta che doveva rovesciarsi su buona parte dell’Europa meridionale. Livio narra che i celti, abbandonate le loro sedi al tempo di Tarquinio Prisco ed attratti dalla ricchezza e dalla bellezza dei paesi mediterranei, si riversarono sull’Italia e sulle