28 FIUME ATTRAVERSO LA STORIA invasioni poco la turbarono. Con Odoacre e Teodorico non mutarono profondamente la somma del governo. Sotto i bizantini la prosperità non cessava e le istituzioni romane rimasero nella loro essenza sacre ed inalterate, anche se qualche inevitabile modificazione seguiva il nuovo dominio. Ma coll’avvento al potere dei franchi comincia il vero decadimento delle libertà municipali. Sotto il loro dominio tutto fu mutato radicalmente: rovesciati quei municipi dell’Istria e della Libumia che erano stati l’orgoglio e la gloria della provincia, conculcati i diritti non diremo del popolo soltanto, ma tutti i divini ed umani ad un tempo, da per tutto un grido feroce di conquista, il regno dei diritti del solo forte. Subentrò, come vedremo di poi, il potere arbitrario dei conti e la potenza dei vescovi, donati di terre e di castelli, già patrimonio delle città. Questa usurpazione metteva nelle mani di prepotenti mitrati e castellani molteplici diritti, che diventavano strumenti di ostili persecuzioni contro il libero svolgersi delle libertà municipali. A questo rovescio si aggiunsero le angherie, le prepotenze, le umiliazioni, onde scaturì un generale malcontento ed un vivo fermento contro il governo dei franchi; per cui era naturale che le popolazioni pensassero ad una rivincita (basta accennare al Placito al Risano) e, colta la prima occasione, la tentassero. Narra la leggenda che i popoli liburni, approfittando della lontananza di Erico di Strasburgo, occupato nella guerra contro gli àvari (795), invadessero l’Istria, che apparteneva alla Marca del Friuli, il cui governo era da Carlo Magno affidato al suddetto duca