32 FIUME ATTRAVERSO LA STORIA patriarca d’Aquileia, diremo che fin dai primi anni del governo bizantino i vescovi ebbero mano nelle pubbliche faccende. Gli imperatori venuti in possesso di queste terre, li incaricavano di sorvegliare i municipi; e si può dire che non si concludeva affare di pubblico interesse senza il loro intervento. Però soltanto al tempo dei franchi essi salirono a vera e grande potenza, poiché gl’imperatori di questa epoca li arricchirono di città, di territori, creandoli marchesi, conti, baroni; ed i vescovi non avevano altro obbligo che quello della fedeltà verso l’imperatore. Questi benefizi, vale a dire le terre, i castelli avuti in dono, i vescovi li conferivano di seconda mano ad altri vescovi, ai nobili, coll’obbligo di fedeltà, della decima, del tributo e del servizio militare. Così avvenne che nell’anno 1028 l’imperatore di Germania dava la città di Fiume in feudo al patriarca d’Aquileia che, alla sua volta, la cedeva come possesso temporale al vescovo di Pola, insieme a Castua, Apriano e Mosdhiena; e si racconta che ogni qual volta un nuovo vescovo occupava la cattedra polense, Fiiune gli offriva in omaggio — secondo il costume del tempo — un cavallo, un falcone e due cani bianchi. Dopo non molto tempo, nel 1139, il vescovo di Pola trasmetteva in feudo il possesso di Fiume ai conti di Duino.