-245­ tano in Golfo che di già haveva lasciato il remurchio della Nave Capitana, insieme colla Galera Palmeta, et Trevisana fu' rimessa una Sultana chè il resto delle 4 restorono misera­mente arse. Sichè da pertutto per lo spazio di molte hore si combateva ostinatamente; ogni uno procurava dal canto loro, .con forza rimeter l'inimico, restando pien dapertuto di orore. Trionfava le stragi, la morte; il canal dei Dardanelli non ha­veva più forma solita, ma pareva tramutato in una parte del :inferno stesso. La Vitoria intera restò dalla parte della Serenissima Re­publica di questo fatto cosÌ formidabile, et piena vitoria rice­vuta. Molto però spargimento di sangue costò ai Turchi, la vita di gran numero di loro. lo mal fortunato, o per mia ca­tiva sorte, overo perchè la malignità di chi comanda non vuoI vedere honori et glorie ai suoi suditi et in forza alfine lamen­tarsi, havendo di già rimessa una Sultana con mio grandissimo dano ricevuto nel combatimento, dalla quale speravo cavarne qualche gran utile per me et la mia giente della Galera, non havendo permesso che niuno de miei di Galera montassero sopra la nave per botinare, temendo che dalla ingordigia de galeoti montati in gran numero mi restasse la galera in aban­dono; ma comandai ai miei uficiali che dasse un cao alla Nave per tenerla a remburchio in securo. Nel medesimo tempo mi venne per popa in una feluca l'Amiragio dell'Ecc.mo Si­gnor Antonio Barbaro, et mi disse d'ordine dì S. Ecc.za do­vesi disubito et imediate con la Galera passar al remburchio della Nave Croce d'Oro in pena della vita, la qual Nave era trascorsa giù al basso verso la punta di T rogia lontana da me 10 in 12 miglia; et dovetti lasciar il rimurchio della Sultana da me rimessa. Con mio grandissimo ramarico, et rimbroto, dissi che haverei ubidito, ma che questo non era il termine di -convenienza di privarmi del utille conseguito con le mie fa­tiche, et azardo seguito nel combatimento predeto. Lasciai il rimurchio della Sultana, et mi posi in camino verso la Nave Croce d'Oro et vidi che subito dopo la mia partita dalla Sul­tana la Galera del N. H. Sig. Ant. Muazo deto Palmeta andò senza pericolo de sorta alcuna al rimurchio della Sultana pre­deta da me rimessa. Miserabile condizione di poveri suditi in -vero, il vedersi defraudati da quelle speranze acquistate con