DEI CONCILI 167 essere mantenuti a spese di questa Chiesa. Qui si scorge Porgine delle pensioni riservate ai beneficiarli sui beuefi-cii da loro abbandonati. Il codice di Dionigi il piccolo, in cui sono inscritti i canoni di questo Concilio, non fu accettato in Francia che ai tempi di Carlomagno, come prova il p. Quesnel nella dotta sua dissertazione de cod. canonum Ecclesiac Románete. 45 r. Romanum, di Roma, tenuto da san Leone sul finir dell’ anno. Viene adottato il Concilio di Calcedonia, e si stendono 2 canoni ; uno ordinante che i figli ritornati da schiavitù sieno battezzati sul dubbio eli’ essi non Io sieno stati: l’altro che vieta di rinnovare il battesimo dato dagli eretici. Il p. Mansi mette questo Concilio al 29 settembre 45i, giorno, die’egli, consacrato all’annuo sinodo di Roma. 'Ma allora non era neppur cominciato il Concilio di Calcedonia. •452. Arelatense III. Si fecero 56 canoni, di cui il 22“ proibisce di mettere a penitenza le persone maritate senza il reciproco loro consenso. Il 34-* poibisce di porre in ¡schiavitù gli affrancati per delitto d’ingratitudine, a meno che non fosse giuridicamente provato. Questo delitto poneva il padrone in facoltà di richiamare i suoi affrancati sotto il giogo della schiavitù, c a ciò bastava un’ offesa leggiera, a senso della legge Romana. L’ e-rede del padrone aveva lo stesso diritto sopra i figli degli affrancati, quando pure fossero stati nella milizia (De Gourci). 453. Andcgavensc, di Angers, il 4 ottobre, per P ordinazione di un vescovo. Si fecero 12 canoni intorno la disciplina. Leone, metropolitano di Bourges, vi assistette ed ebbe la presidenza in confronto di quello di Tours. Egli scrisse unitamente ai vescovi di Tours e del Mans, una lettera enciclica al clero della terza Lionnese, onde far noto il disegno in che essi erano di deporre i cherici, i quali ne’loro affari si addrizzasscro ai giudici laici preferibilmente ai giudici ecclesiastici. Il nome di