Redenzione 115 Il Consiglio Nazionale, accompagnato da una imponente massa di popolo, si recò al palazzo del governatore, al quale il presidente Grossich trasmise il voto della città, perchè il governo italiano assumesse ed esercitasse i poteri statali di Fiume in nome del Re. Il giorno 28 aprile il Consiglio Nazionale contrapponeva al messaggio di Wilson, diretto al popolo italiano, una luminosa dimostrazione del nostro diritto giuridico, storico e nazionale e metteva allo scoperto le contraddizioni del presidente americano (!)• Ma la conferenza di Parigi continuava a mutilare la vittoria italiana, senza riconoscere il diritto di Fiume. Compreso della gravità della situazione creata all’Italia, il popolo fiumano, guidato da un alto senso di generosità patriottica, non volendo che la rivendicazione di Fiume implicasse gravi rinuncie o indegni baratti, votò il 18 maggio 1919, con commovente entusiasmo, il seguente ordine del giorno indirizzato al presidente Orlando: II Consiglio Nazionale di Fiume — considera il plebiscito del 30 ottobre 1918 come un fatto storico e giuridico indistruttibile, per cui la città ed il suo territorio sono da allora virtualmente uniti alVItalia — dichiara di non ammettere che delle sorti di Fiume si possa prendere risoluzione alcuna senza il consenso dei fiumani •— e mai potrebbe consentire che l'inutile sanzione di questo voto avvenga per via di vergognosi baratti a danno irreparabile di vitali interessi della nazione garantiti da anteriori trattati. Chi, ciò non ostante, volesse mutare 1) La risposta del Consiglio Nazionale al presidente Wilson fu pubblicata integralmente nel i Corriere della Sera » del 30 aprile 1919.