Redenzione 117 col quale dimostrava ancora una volta le ragioni storiche, giuridiche, nazionali ed economiche di Fiume di unirsi all’Italia e confutava luminosamente le magre obbiezioni di natura economica che il presidente Wilson accampava per negare alla nostra città la redenzione. Il 2 giugno il delegato del Consiglio Nazionale, Andrea Ossoinack, presentava al presidente della conferenza di- Parigi, Clemenceau, una vibrata protesta, con la quale Fiume, rivendicando a sè il diritto di auto-decisione, dichiarava che qualsiasi decisione presa in sua assenza e contro la sua volontà del congresso della pace sarà considerata nulla e senza valore. Questa dichiarazione annulla ogni decisione che il congresso potesse prendere sulla sorte di Fiume, contrariamente al suo plebiscito. Quando Fiume s’accorse che la conferenza di Parigi voleva ad ogni costo violare la sua libertà, il Consiglio Nazionale, considerato l’urgente necessità di pensare alla difesa del diritto nazionale, istituì il giorno 13 giugno l’esercito fiumano, provvedendo alle relative spese con l’emissione di buoni del tesoro fino all’ammontare di cento milioni di lire. Nella storica seduta del 13 giugno il Consiglio Nazionale deliberava ancora che nel territorio della città di Fiume la giustizia sarà amministrata in nome del Re d’Italia e le sentenze saranno pronunciate secondo la solita formula giuridica vigente in Italia. Ma la desiderata soluzione non giungeva e l’atteggiamento ostile del comando e della truppa francese creava una situazione sempre più critica. Alle continue provocazioni i fiumani avevano opposto sempre la pa-