DELL1 AMERICA 9« das, L.) ; 2.0 la tartaruga luth (tortudo coriacea, L. ); 3." la tartaruga carret ( tortudo carda, L.). Prima dell’ introduzione dei bestiami della capitaneria di Rio Negro, i portoghesi e gl’indiani non avevano altro nutrimento oltre la tartaruga. L’olio s’adopra tanto per la cucina quanto per abbruciare. Serpenti. 1 più notevoli sono: i.° il boa constrictor, eli’è comune al Brasile; 2.° il serpente a sonaglio (crota-lus horridus), chiamato dai portoghesi cobra cascavello, che trovasi nei paesi alti e secchi; 3.° il curucucu (ero-talus mutus, L. ) (lachesis mutus di Daudin), serpente lungo da sette in otto piedi e sì velenoso che la sua morsicatura uccide in meno di sei ore: trovasi in tutto il Brasile; 4-° il serpente corallo (cobra coraes ) ; 5.° coluber formosus, colla testa color d'arancio ; 6.° la vipera verde o jararacca, rettile atroce, del genere trigonoccplialus, e che ha da cinque in sei piedi di lunghezza; 7." il sucu-rys e sucurius, di cui il primo è grigiastro, l’altro nerastro. Ciascheduno, dicesi, porla alla coda due grandi uncini eli’esso attacca alle radici degli alberi od agli scogli al dissopra dell’acqua allorché vuole impadronirsi d’ui» qualche grosso animale. Ne furono uccisi alcuni della lunghezza di ottanta palmi (i). I serpenti mangiano le ova de’piccioni e la loro prole. Cetacei. Le balene erano in passato numerose sulle coste del Brasile, e frequentavano la baia di Rio Janeiro e l’isola di Santa Catharina, ove la pesca dava un considerevole prodotto. Crostacei. L’isola di San Vicente è notevole per la quantità e grandezza delle ostriche che vi abbondano, le di cui scaglie servono di coltelli. Gl’indiani si recavano dall’interno in determinate stagioni per mangiarle, ed attorno alle loro capanne in mezzo alle foreste di man-glieri formavano colline di gusci, chiamate ostreiras, clic hanno somministrato una inesauribile quantità di calce per la costruzione delle case. Una piccola specie d’ostriche s’attacca in grande quantità alla corteccia del malignerò. V (i) Cor. tàraz.j I, 386.