DELL" AMERICA 287 Nel 1553 i gesuiti fondarono nella capitale una casa per la conversione degl’indiani. Dieci 0 dodici di que’religiosi governavano alcune aldeia di tupiniquinsi, ina avendo la nazione abatyra degli aymoresi assalito questa colonia, uccise tutti gli schiavi ed un gran numero de’ portoghesi, e ruinò quasi da cima a fondo ( 1564) ^ c'tt‘k di l’orto Seguro e quelle di Juasscma e S. Andre, eli’erano state dal duca innalzate. 1535-1536. Capitaneria di Maranham. Questa capitaneria, concessa a Joao de Barros, ch’avea una fattoria nell’ Indie, abbracciava, al paro delle altre, cinquanta leghe di coste, partendo dalla capitaneria d’Ilamaraca. Il proprietario si associò a Fernando Aivarcz de Andrade ed Ayres da Cunha per fondarvi una prosperosa colonia. Equipaggiati pertanto a loro spese nei porto di Lisbona dieci navigli montati da novecento uomiui con centredici cavalli, e provveduta la spedizione di tutto ciò ch’era necessario alla fondazione d’uno stabilimento, la di cui direzione do-vea essere affidata ai due figli di Barros, la flotta comandata da Cunha mise alla vela per al Brasile, e giunta in vista della costa presso al Rio Maranhao, tutti i navigli si ruppero in mezzo agli scogli ed ai frangenti che circondano l’isola dello stesso nome. Alcuni individui, sfuggiti al naufragio, ripararono nell’ isola di Medo ovvero Butjucirao, all’ingresso della baia; ma non trovando il luogo adattato a contenere una colonia, sovra il primo bastimento clic si parò loro innanzi, si restituirono nel Portogallo. I due figli di B.irros eh’erano pure sopravvissuti ed eransi rifugiati in un'isola alla foce del Maranham, vi dimorarono alcuni anni senza poter comunicare cogli abitanti di Pcrnambuco o delle altre capitanerie. Il loro padre inviò alcuni navigli in loro soccorso; ma troppo tardi, poiché al loro arrivo aveano già abbandonato l’isola, e navigando lungo la costa erano caduti nelle mani de’pitigua-rcsi, da cui erano stati trucidati. Questo disgraziato avvenimento ebbe luogo alla foce del Rio Pequeno o piccolo fiume, chiamato dagl’indiani tìabùjue, tre leghe lunge da Rio Grande, a di latitudine. Il porto di Pequeno era