DELL’ AMERICA 119 In pari tempo i coloni portoghesi l’inseguirono nell’ interno ilei paese, ed essi, per evitarli, si rifugiarono verso il nord. La quistione della schiavitù degl’indiani era la sorgente di continue contese. Di già, per metter un termine a quest’abuso, un decreto di don Carlos del 7 luglio i55o, ed un altro del ai settembre i556 dichiararono liberi gl’ indiani del Brasile (1). Mediante un decreto del re Sebastiano del 20 marzo ió^o, nessun indiano non doveva essere considerato come schiavo, tranne quelli catturati in una legittima guerra, ed i quali, come gli aymoresi ed alcune altre tribù feroci, assalivano gl’indiani alleati ed i portoghesi per divorarli. Un’altra legge del 22 agosto 1587, in conferma della suenunziata, dichiarò che gl’indiani al servizio dei portoghesi doveano essere riguardati, non già come schiavi, ma come lavoratori liberi. Nel i5q5 Filippo II pubblicò un editto per confermare quello del 1570 e ridurre il termine della schiavitù a dieci anni. Nel i6o3 Pietro Coelho vendette come schiavi i ta-payas ch’avea presi in guerra, insieme a quelli che lo aveano servito in qualità di alleati, ma fu poscia costretto dalla corte di Madrid a rimetterli in libertà. Finalmente altri due decreti di Filippo III del 5 giugno i6o5e del 3o luglio itiog proibivano in qualunque caso la schiavitù. Frattanto, per l’influenza dei partigiani della schiavitù, questi ultimi decreti furono rivocati} ed un nuovo atto del 10 settembre 1611 dichiarò che gl’ indiani presi in ¡stato di guerra, di ribellione 0 d'insurrezione, sarebbero rinchiusi, e registrati i loro nomi ed i loro connotati, ma non si passerebbe a venderli, se non allorché le ostilità fossero state approvate dal governo del Portogallo. Si potevano pure acquistare gl’indiani dalle tribù antropofaghe, ed il governo od un’altra persona a quest’uopo designata ne dovea determinare il prezzo. In quest’ultimo caso essi erano liberi do- (1) Recopilación, ley V, lib. VI, tit. II.