CRONOLOGIA STORICA i francescani ed i cappuccini italiani hanno ciascheduno un ospizio. Sonvi quattro conventi di monache e due re-colhimcntos, o case di ritiro per le donne. Il porto è grande, comodo, bene difeso da fortificazioni e n1 è difficile l’ingresso. La baia, una delle più belle e più sicure del mondo, può contenere duemila navigli. Gli stemmi accordati a S. Salvador da don Joao III sono, una tortorella bianca in campo verde, tenente nel lecco un ramo d’olivo circondato da una fascia d’argento con queste parole: Sic illa ad arcam reversa est. Questa città fu eretta in vescovato nel 1551 dal papa Giulio III ed in arcivescovato da Innocenzo XI nel 1676. Nel 1588 gl’inglesi tentarono Ji sorprendere S. Salvador, ma furono respinti dagl’ indiani diretti dai gesuiti. Nel i6a5 fu presa dagli olandesi e ripresa due anni dopo da Manoel de Meneses. 11 Reconeave conteneva allora oltre a duemila abitanti, non compresi i negri schiavi e gl’ indiani. Era difesa da ottanta pezzi di cannone, di cui la metà di grosso calibro, da trecento caravelle e mille quattrocento scialuppe pel servizio del re, un centinaio delle quali armate di cannoni. Vi si contavano cinquantasette fabbriche di zucchero, ventuna delle quali messe in movimento dall' acqua e quindici dai bovi, ed otto stabilimenti per l’apparecchio del mclasso. A quell’ epoca stessa la Reconcave, compresovi S. Salvador, racchiudeva scssantadue chiese, di cui sedici parrocchiali e nove sostenute dal re, le altre curazie erano a carico delle parrocchie. La cattedrale di S. Salvador contava cinque dignitarii, otto canonici, quattro cappellani, un curato ed un coadiutore, quattro cantori ed un maestro corista. Il trattamento de' canonici era di trenta milreis all’anno, trentacinque quello de’dignitarii, quaranti del decano. Il cappellano d una misericordia o d’una piantagione di zucchero ne aveva sessanta, insieme al nutrimento ed alloggio (1). Per oltre due secoli i governatori della provincia di Rahia tennero la loro residenza a S. Salvador, e nel 176^ (1) Cor. Uraz., II, 118-121.