DEI lìE DI FRANCIA 9i a Metz, il cui governo compone vasi dulie antiche provincic della Lorena, dei tre vescovati, dell’Alsazia e della Fran-ca-Contea. Questo generale , lontano dall’ imitar la condotta degli ufliciali che aveano fatta la guerra americana, era interamente devoto alla reale famiglia , e già si era fatto conoscere con alcuni atti opposti alla rivoluzione. Non appena venne egli istruito della rivolta della guarnigione di Nancy, compose una piccola armata della guardia nazionale di Metz e di un reggimento svizzero; c nel 3i agosto marciò contro i libelli. Già avvicinavasi alle mura di Nancy: i rivoltosi si spaventavano, e gli spedivano deputati, ma egli loro rispondeva inflessibile: esigeva liberassero sul fatto gli ufficiali, cedessero le armi ed uscissero dalla città. La prima condizione venne eseguita, e già stavan per essere adempiute le altre, quando il reggimento di Cliàteauvieux, accampato alla porta di Stainville, vedendosi contro un reggimento di compatriotti, abbandonavasi al furore, e si preparava a combattere. La nobile devozione di Désilles, giovane uffiziale del reggimento del re, non potè càlmarli. Questo generoso ponevasi alla bocca d’un cannone, e cosi ostinatamente vi si teneva aggrappato, che bisognarono parecchi colpi di moschetto per trarnelo: otto giorni dopo moriva dalle ferite. I soldati di Cliàteauvieux scaricarono il cannone contro i loro compatriotti, e fu segnale del combattimento. Bouillé, infiammato di collera, si precipitò nella città per la porta di Stainville^ perseguitando con accanimento i ribelli, uccidendone e ferendone assai: il disordine in quella sciagurata città era al colmo, e ben pelici che il reggimento del re non potè prender parte alla mischia, essendo per consiglio dei suoi ulliciali rimasto chiuso nella caserma. Senza tal precauzione, Nancy avrebbe avuto a temer tutto dal furor dei soldati. Inseguiti per ogni parte, i rivoltosi ritiravansi nelle case, e dalle finestre e dai tetti continuavano il combattimento. Alfine dopo tre ore di ostinatissima resistenza finiva la mischia, alle sette della sera: i ribelli si sottomisero, e implorarono perdono per l’organo dei loro ufficiali. Il marchese di Bouillé spiegò in questa circostanza tutta la necessaria fermezza e si meritò giusti elogi. L’assemblea nazionale si riservò il giudizio dei rivoltosi. Gli Svizzeri furono abbandonati alla