y8 CRONOLOGIA STORICA mandata dal fabbricatore di birra, Santerre. Lafayette non si spaventava, piombava sui faziosi e rompevali : Jutti fuggirono, e ritornarono prestamente al sobborgo di S. Antonio. Tentarono ciò non ostante di opporre resistenza alle guardie nazionali, ma vennero dissipati una seconda volta. In-frattanto trecento gentiluomini spaventati dal pericolo che correva il re , e trasportati dal desiderio di difendendo , erano accorsi al castello delle Tuileries. Portavano bastoni colla spada, ed altre armi nascoste indosso. Il loro arrivo eccitava violenti mormorazioni fra le guardie nazionali incaricate della difesa del re } il quale sollecitato da esse a licenziare i nobili, lo fa dopo aver fatto loro deporre le armi : obbedivano senza far motto. In tale istante giungeva Lafayette , ed offuscava colla sua condotta a loro riguardo la gloria del servigio reso alla capitale. Credendo aver trovata favorevole occasione di riacquistare la vacillante sua popolarità, indirizzò i più amari rimproveri ai bravi realisti, li fece scacciare vergognosamente dal castello, ed ordinò venissero le armi loro distribuite alle guardie nazionali che lo accompagnarono a Yincennes ;( nè contento di così indegna azione, costringeva il re a proibire l’entrata ddl suo castello a tutti, eccettuate le genti della sua casa. L’assemblea nazionale, considerando il re come il primo funzionario dello stato, decretò nel 28 marzo che egli non potrebbe risiedere più di veuti leghe distante dal luogo delle sedute del corpo legislativo, e che nel caso egli uscisse dal regno e non vi rientrasse dopo esservi stato invitato dall’assemblea, sarebbe ritenuto aver egli abdicato. Infrattanto Mirabeau, malgrado l’immensità e varietà de’ suoi travagli, non cessava di cercare diversioni nel libertinaggio. Così disordinata condotta avea indebilitati eccessivamente i suoi organi: e ben presto , attaccato da seria malattia, moriva in pochi giorni, nel 2 aprile 1791. I suoi ultimi istanti non furono segnati da nessun timore 0 debolezza: in un momento in cui soffriva i più cocenti dolori, avea scritto al dottore Cabanis, suo amico e suo medico, chiedendogli se allorquando un ammalato è spedito dai medici non fosse cosa caritatevole impartirgli dell’oppio. Durante la sua malattia il popolo aveva dato numerosi segni di tristezza c di rammarico: ognuno crasi abituato a