CRONOLOGIA STORICA del ponte nuoTO, s’arrestarono a un tratto e risolsero ritornare all’ attacco, ma non accettarono uelle loro iile se non se quelli che sembravano risoluti di vincere o morire. Si rimisero quindi in marcia per tornare all’assalto del castello. II loro comandante Westermann disponeva con intelligenza i molti cannoni clic possedevano, e l’attacco si rinnovava. Questa volta ¡Marsigliesi tennero fermo, egli Svizzeri, non ostante il coraggio e l’intrepidezza con cui combattevano, furono oppressi dal numero ecostretti alla fuga: inseguiti e raggiunti, venivano uccisi spietatamente. I granatieri della guardia nazionale riuscirono a salvarsi egualmente che i realisti, alcuni dei quali fuggirono nel palazzo del veneto ambasciatore. Mentre la folla dei sediziosi si abbandonava al saccheggio ed alle uccisioni, alcuni pochi entravano nella sala dell’assemblea legislativa, e la informavano della loro vittori^. Il prigioniero re e la di lui famiglia divenivano oggetti di nuove minaccio ed insulti, nè loro era più permesso di comunicare con alcuno. La sala eccheggiava continuamente del grido: Viva la Nazione! I petenti si succedevano numerosi alla sbarra dell’assemblea, e sdegnavansi ch’ella non avesse ancora pronunciata la dimissione del monarca. L’assemblea legislativa decretò allora la prossima convocazione d’una convenzione "nazionale, e la sospensione della reale autorità: cosi essa calmava un poco gii insorgenti, i quali finalmente permettevano venisse estinto l’incendio da loro appiccato al palazzo del re. Infrattanto continuarono costoro a perseguitare accanitamente gli infelici Svizzeri, che tanto intrepidamente avevano resistito, e fecero vittime della lor^rabbia perfino i portieri di quella nazione. Ottanta Svizzeri venivano condotti alla municipalità e massacrati. L’assemblea avea preso a proteggere i trecento Svizzeri che avevano accompagnato il re, e li avea fatti entrare nel di lei recinto; il popolo chiedeva altamente gli venissero consegnati, ma essa pervenne a sottrarli alla di lui ratbia, ed a tarli condurre in palazzo Borbone. Solo la notte pose fine alle vendette ed alle popolari crudeltà. Il dì seguente 11 agosto, i Parigini accorrevano a vedere l’insanguinato teatro dell’orribile combattimento. Ei fingevano, pel terrore che domiuavali, vivissima indignazione contro i delitti della corte, e portavano soccorso ai feriti;