DEI RE DI FRANCIA lennemente giuravano di non separarsi, ove una costituzione non fosse data alla Francia, ed ove la sua rigenerazione politica non fosse stata operata. Eailli, presidente del terzo stato, proponeva tale giuramento, e primo lo pronunziava e sottoscriveva ; tutti lo imitarono, a sola eccezione del deputato Martin di Castelnaudari. Fu detto non aver egli fatto tale "rifiuto se non se per vedere se i voti erari liberi. Il domani, 21, trovando ancora i deputati del terzo stato chiusa la sala degli stati-generali, si recavano alla chiesa di S.-Luigi. Cento quarantanove deputati del clero si univano ad essi, c tale avvenimento ne esaltava l’orgoglio c la gioia : era un nuovo colpo portato alla reale autorità. Nel 23 giugno ha luogo 1’ annunziata seduta del re. Tutte le sedie sono occupate, meno softairto quella del primo ministro. I deputati del terzo stato ne fanno l’osservazione, e persuadonsi si faranno ad essi proposizioni perfide c violenti. Il guardasigilli legge la dichiarazione, opera di Necker, leggermente modificata però. Fra gli altri principali articoli essa contiene : la convocazione periodica degli stati-generali, la partecipazione loro agli atti del potere legislativo, 1’ ammissibilità dei Francesi a qualsiasi impiego , la soppressione dei privilegi in materia d' imposte, il nuovo collocamento delle imposizioni, e finalmente questa deliberazione in comune, oggetto di sì lunghe dispute, ed alla quale il clero e la nobiltà sono invitati in nome del loro amore pel re. Questi due ordini, durante la lettura della dichiarazione , sembravano rispettosamente adattarsi ai sacrificii loro domandati. Dopo tale lettura, il re uscì accompagnato dai deputati dei due primi ordini, e quelli del terzo rimasero fermi ai loro posti. Ora il gran mastro di cerimonie , marchese di Brezé, veniva da parte del re ad ordinare si separassero: il conte di Mirabeau rispondeva:» » Andate, edite al re essere noi qui per la volontà del po-« polo, e non voler uscirne se non se obbligati dalle ba-n ionette » cd era un generale applauso. Barnave, Petion e Gregoire gridavano contro un colpo di stato ‘clic sembrava a loro richiamare tutta la violenza del despotismo. Mentre questi deputati pronunciavano i lor discorsi, 1’ assemblea veniva turbata dal romor*che facevano gli operai, a cui era stato imposto di trasportare fuori della sala i tap-