DEI HE DI FRANCIA g3 poste. Pretendevano i realisti che colla versatilità de’suoi principii e colle sue cattive misure avesse esso stesso provocato le rivoluzioni che turbavano l’Europa; i liberali al contrario gli facevano un delitto della neutralità che in tali congiunture osservava la Francia. Caumartin cominciò-l’attacco ; il generai Donadieu gli succedette e fu cosi violento nelle sue insinuazioni che la camera ricusò si stampasse il suo discorso: era questa, nna misura che assai di rado colpiva la parte della camera ove sedeva il veemente generale. Vennero poscia i Tarayre e de Marcay appartenenti aUato opposto; essi indignarono la camera coi discorsi pronunciati; e giunsero persino ad attaccare la sovranità del re e la legittimità del suo governo. Il secondo fu ad una vóce richiamato all’ordine. Il ministro degli affari esteri Pasquier si alzò per difendere la politica del governo, e sostenne che era tutto saggiezza e moderazione. Allora la discussione del preventivo ritornò sulla quistione finanziale, e il progetto non ebbe contra lui che quarantasette voti. Ciò che specialmente avea animato i membri del lato sinistro contra i ministri era la nuova ricevuta negli ultimi giorni di marzo della soppressione delle cortes. La legge dei conti pel 18191100 die’luogo nella camera dei pari a veruna discussone estranea alle finanze, e nel 21 aprile riportò l’unanimità dei voti. Tiriamo lìnea per un momento ai dibattimenti legislativi, per far cenno di un’imponente e religiosa cerimonia. Erano scorsi cinque mesi dell’avventurosa nascita di quell’infante augusto dal cielo conceduto alla patria: tutto era disposto per amministrargli il primo sacramento del cristiano; tutte le buone città del regno aveano inviato deputazioni; la cattedrale di Nostra Donna era stata arredata con una magnificenza non veduta da lunga pezza. Il 3o S. M. passò al Campo di Marte revista alla guardia regia e alla guarnigione di Parigi, e su tutti i teatri offerti spettacoli gratis alla popolazione di Parigi. Il giorno dopo, i.° maggio, il re uscì dal suo palazzo circondato d’immenso e brillante cortèo, avendo a lui vicini i membri della famiglia regia, e fu al suo passare salutato con continue acclamazioni di Viva il Rei Immediatamente al suo giungere a Nostra Donna cominciò la cerimonia del battesimo. Il padrino del reale infante, S. M. il re delle due Sicilie, era rappresentato