DELL’ AMERICA i95 ni, c sulla più efficace maniera d’operare la loro conversione, fu convenuto d’impiegare il mezzo dell’Evangelo e le parole d’ amore e di pace, in luogo della guerra c della schiavitù. Venne quindi affidata a Las Casas quella degl’indigeni della porzione di Terra Ferma che si estende dalla provincia di Paria a quella di Santa Marta, per du-censessanta leghe dall’est all’ovest lungo le coste delI’O-ccano. Dopo la segnatura di questa capitolazione, ch’ebbe luogo il 19 maggio 1620, partì per a Siviglia con duccnto lavoratori, a fine d’occuparsi degli apparecchi del viaggio, e furono messi a sua disposizione tre navigli equipaggiati dagli uffiziali della casa di Contrattazione (casa de la Contratación) (1). Frattanto Alonso de Ojcda (2) nativo di Cubagua a-vea armato una caravella c fatto vela verso la costa situata a sette leghe da colà. Sbarcato nel porto di Chiribichi, ove i domenicani aveano fondato un monastero chiamato Santa F¿ che racchiudeva allora due soli religiosi, per essersi gli altri recati a Cubagua ad esercitarvi il loro ministerio, vi fu Ojeda bene accolto, ed i monaci l’accompagnarono appo il cacico Maraguey, uomo di carattere altero ma prudente. Domandò egli in iscritto al cacico d’indicargli gl’indigeni del suo paese che mangiavano carne umana. Rispose il cacico con collera di non conoscerne e si ritrasse senza volerne più sapere. Partì allora Ojcda e costeggiò sino al villaggio di Maracapana, lungc quattro leghe ove venne amichevolmente accolto dal cacico, che gli spagnuoli chiamava*j Gil González dal nome del di lui amico, il maestro de’conti nell’isola Ispaniola. Allontanatosi da quel luogo con quindici 0 venti de’suoi, per visitare i taegri che abitavano ne’ monti a tre leghe di distanza, non ebbe che a lodarsi di quest’indiani che gli vendettero cinquanta carichi di mais, e dicgli altrettanti uomini per trasportarlo a Maracapana. Giunti al villaggio, i taegri si gettarono a terra per riposarsi, ma vedendosi circondare dagli spagnuoli che volevano farli prigionieri, si alzarono (1) Errerà, dee. II, lib. IV, cap. 2 c 6. (2) S’ignora, dice Ctiarlevoix, s’egli fosse parente del capitano dello stesso nome, del quale abbiamo già narrato le imprese.