248 CRONOLOGIA STORICA mencs conoscer poscia il paese degli smeraldi, indietreggiò sino ad una valle chiamata dappoi della Trompeta, e spedì il capitano Valen^uela con un forte distaccamento per visitarne la miniera (i), che trovavasi a quindici leghe di distanza sovra un arido monte del distretto di Sa-maduco, i di cui abitanti si presentarono a cangiare oro, cotone e piombo. Il capitano Cardoso si pose in cammino con due indiani, clic aveano offerto di condurlo appo il cacico Tunja, di cui si vantavano le ricchezze; e giunto al luogo di sua residenza, s’impadronì della di lui persona e del suo tesoro, consistente in oro, smeraldi, abiti ed una specie di rosarii. Vollero gl’indiani difenderlo, ma furono respinti con perdita. Tunja venne poscia riposto in libertà, a condizione che cederebbe il rimanente del tesoro ch’avea celato. Avendo il capitano Valenzuela riferito di avere dall’ alto del monte scoperto vaste pianure, Ximenes vi si recò in persona ed ordinò a San Martin di visitarle; ma questi non potè farsi strada a traverso di esse a cagione delle dense foreste e dei fiumi che si opponevano al di lui passaggio. Ricevette pure Ximenes informazioni intorno ai due cacichi Sagamoso e Duitama che dimoravano lunge tre giornate; ed avanzatosi contr’essi, essendosi il primo ritirato, entrò sulle terre del secondo, e rinvenne in alcuni luoghi consecrati alquanto oro pel valore di quarantamila pesos, di cui una gran parte era lavorato a guisa di corone, d’aquile e d’altri uccelli. Vivamente assalito nella sua marcia dagl’ indiani, ebbe però a disperderli, e ritornò a Tunja recando seco cennovantunmiladucennovantaquat-tro pesos d’oro fino, trentasettemiladuccnottantatre d’oro mezzano e millecinquecenquindici smeraldi. Un possente cacico che dimorava in vicinanza a Tunja, mandò agli spagnuoli, che se non abbandonassero sull’ i-stante il paese, li truciderebbe tutti, farebbe scudi della pelle de'loro cavalli, e de’lor denti collane per le sue donne. Non tardò poscia a comparire seguito da nume- (1) Questi smeraldi, rinvenuti nelle rene d’una terra argillosa e del colore azzurro, erano perfettamente ottagoni ed assai stimati.