a88 CRONOLOGIA STORICA elettore di Brandeburgo e degli altri principi, accompagnati da un borgomastro, da due senatori e da un sindaco, si recarono al quarlier generale del re di Danimarca, e nel 6 settembre l’inviato dell’elettore di Brandeburgo recò la nuova che il re in riguardo alla domanda del suo signore consentiva ad allontanare le truppe. Il io, l’armata danese si ritirò nelle posizioni da essa occupate nel 1679, e nell’11 aveva sgombralo tutti i contorni della città, per cui resi liberi i passaggi, furono riaperte le porte c rase tutte le opere degli assediatiti. Così terminò quell’ ossidione che confuse gli astuti progetti della corte di Danimarca e costò la vita a quelli che vi avevano prestato appoggio più per imprudenza che per malignità. Nel i.° ottobre Snitger, Justram ed altri che avevano avuto conoscenza di questi progetti, furono condannati a morte e giustiziati il 4- Nel giorno 8, venne a Gottorp segnato il trattato di pace; Cristierno si rese ancora benevolo alla città, confermò l’accordo di Pinneberga, assicurò la libertà del commercio ed impegnossi di rilasciare i navigli e le merci sequestrate. La città prometteva devozione al re, e gli doveva rimborsare le spese dell’ossidione; doveva inoltre pagare all’ imperatore centomila scudi di ammenda e le spese enormi della commissione, riconoscere il recesso del 16745 reintegrare Meurer nelle sue funzioni di borgomastro e pagargli gli emolumenti arretrati. Amburgo ebbe così il dolore di rivedere nelle sue mura quest’uomo detestato, che morì, nel 1690, primo borgomastro. 1690. La libertà e la costituzione di Amburgo erano sparite, e vi regnava soltanto e vi trionfava il partito oligarchico. I cittadini non volevano più occuparsi di un governo che non apparteneva ad essi, e che non aveva più nulla di nazionale. Il luogo che doveva servire di riunione ai legislatori dello stato era divenuto una taverna. L’ arciduca Giuseppe I, che aveva assunto la corona imperiale, domandò alla città l’arresto dell’inviato francese c di suo fratello, sotto pena di un’ ammenda di ducento-mila scudi e del sequestro delle proprietà amburghesi in tutto l’impero. Il senato partecipò quest’ordine all’inviato, e si scusò della necessità in cui era di collocare nella sua casa una guardia di sei officiali per impedirgli d’uscire.