DELLE CITTA’ ANSEATICHE 3o3 fiortc di Amburgo per impedire ogni importazione fraudo-enta di derrate o merci coloniali. Nel 16 novembre le merci inglesi prese nella città vengono abbruciato. Nel 20 de-cembre il console di Francia notifica al senato il decreto imperiale relativo alla riunione delle città anseatiche alla Francia. Questa città ed il suo territorio formano un dipartimento dell’impero sotto il nome di dipartimento delle bocche dell’ Elba. i8ri, 14 luglio. Organizzazione della corte imperiale di Amburgo, di cui il primo presidente è de Serres, primo avvocato generale alla corte imperiale di Metz. 1812, 10 giugno. Gli Amburghesi, a cui erano chiuse le sorgenti del commercio esterno, dirigono l’industria loro verso gli stabilimenti di fabbriche e di manifatture indigene, perfezionano la loro fabbricazione della birra, e producono lo zucchero di barbabietole. Questo stato di inerzia commerciale non poteva durare lungamente; per cui, allorquando l’esercito francese, che aveva tentato la conquista della Russia, provò orribili disastri, Amburgo concepì la speranza di riconquistare ben tosto la sua libertà; e questa speranza si manifestò con alcuni popolari movimenti, ordinarii precursori di una insurrezione generale. 1813, 24 gennaro. La città avendo soltanto una debole guernigione, il popolo apprufittò di questa circostanza per manifestare il suo odio contra l’oppressione sotto cui gemeva: insultò i preposti alla dogana; si fece fuoco sugli ammutinati e l’attruppamento fu disperso; la cittadinanza contenne la plebe, ed armata la guardia nazionale, l’ordine fu ristabilito. i.° maggio. I movimenti dell’esercito francese producono una grande costernazione nella città. 3° giugno. Gli alleati erano entrati in Amburgo, ma la città fu ripresa a viva forza dalle truppe francesi : trat-tavasi di farne una fortezza. 17 agosto. Gli Amburghesi non erano perciò nè più devoti nè più affezionati al governo francese; il conte di Hogendays, governatore della città, convoca le autorità ed addrizza loro un discorso nel quale, mettendo in risalto la ribellione degli abitanti colla clemenza dell’imperatore, aggiunge, che il perdono, a cui non potevano pretendere, fa-