DEGL’IMPERATORI D’OCCIDENTE io3 giorno di giovedì santo. L’anno i 162 Federico fece di nuovo il conquisto di Milano colla volontaria sommissione degli abitanti dopo un assedio o blocco di sette mesi. Essi eransi recati al nuovo Lodi a visitarlo il dì i.° marzo tenendo pendente al lor collo una nuda sciabola, confessandosi verso lui rei del delitto di lesa maestà e dedicandogli pienamente e senza riserva le lor persone, i loro beni e la città loro. Federico mostrando renitenza ad acchetarsi, essi ritornarono il 3 del mese stesso con tutta la loro milizia, i lor steudardi e tutte le lor armi e macchine belliche rimettendo tutto in un colle chiavi della città e gli arnesi della magistratura ed offrendo in ostaggio quattroceHto dei più distinti cittadini. Allora P imperatore cominciò a lasciarsi piegare. Due giorni dopo per la terza volta vennero a Lodi i Milanesi. Essi trassero seco il loro carroccio su cui stava fitto lo stendardo di Sant’Ambrogio, opera di maravigliosa bellezza, ricchezza e grandezza. Ciascuno teneva in inano una croce, invocando la misericordia del principe. Federico fece lor grazia della vita , restituì i lor beni allodiali ed annuì al richiamo degli esiliati. Ma il 26 del mese stesso giunto ili Milano, demolir ne fece le porte, le. torri, una parte delle mura, tutti gli edifizii pubblici ad eccezione di alcune chiese e quasi tutte le case dei privati. Così commise al conte di Soissons in una lettera pubblicata da Luca d’Acheri (Spicil. T. V. p. 569); e Tolomeo da Lucca aggiunge, lo che non è verosimile, che si menò l’aratro sulla città e vi si sparse sale. Tutte le altre città spaventate da questo severo esempio, vennero a sottomettersi e a tutte fu imposto di distruggere le loro fortificazioni. Dopo la partenza dell’ imperatore, i governatori alemanni da lui lasciati in Lombardia, sollevarono di nuovo a rivolta le città coi loro inumani trattamenti. F’ederico tassate le Alpi per la terza. volta nel 1164, ritrovò in ombardia una nuova lega formala per resistere alla sua potenza o piuttosto alle rapine de’suoi commissarii e più difficile a domarsi che non le rivolte precedenti. Egli prese e distrusse alcune piazze nel Veronese^ ma l’esercito dei confederati essendosi posto in marcia per venirgli contra, ei giudicò opportuno di schivarlo e si ritirò in Pavia. La