DEI PRINCIPI DI TRANSILVANIA 267 nel mese di settembre successivo ne convocò una nuova, in cui fu una seconda volta acclamato principe di Transilvania, duca e capo di tutta l’Ungheria e padre della patria. Per sostener questi titoli ei non ebbe dapprima che soli cinquecento pedoni e cinquanta cavalieri. Ma questo piccolo esercito s’accrebbe nello spazio di tre anni sino a settantacinquemila combattenti, e coi rapidi successi ottenuti, portò il terrore sino alle porte di Vienna. Mercè i trattati conclusi con Giorgio Racoczi I la Francia aveva garantito il mantenimento della casa di Racoczi nel principato di Transilvania nel caso di elezione. Francesco avendo ricordato a questa corte le prese obbligazioni col notificargli la sua elezione fu da Luigi XIV ordinato al marchese di Alleurs di riconoscerlo a principe di Transilvania ove i confederati rinunciassero formalmente al dominio di casa d’Austria. La condizione fu adempiuta nel mese di marzo 1707 dagli stati d’Onod. Nel susseguente mese di ottobre essendo stato balzato dal trono Augusto re di Polonia i Polacchi ad istigazione del czar volevano collocarvi il principe di Transilvania. Ma Racoczi ricusò un tale onore incompatibile cogl’ impegni da lui presi verso la patria. Tra i suoi primari uffiziali egli aveva dei traditori, dei quali il più pericoloso era Ladislao Octa'f, che fu causa della totale sconfitta riportata l’anno 1708 presso il castello di Trenskin. Papa Clemente XI terminò di rovinar Racoczi l’anno 1709 col divieto da lui fatto al clero di Transilvania di non riconoscere altro sovrano che il solo imperatore. Avendo la nobiltà cattolica seguito l’esempio del clero, Racoczi lasciò bruscamente il suo esercito il dì 1 febbraio 1710, passò in Polonia, indi in Russia. Durante la sua assenza Karoli generale dei confederati e alcuni de’lor deputati , segnarono a Karol un trattato di pace conforme ai desiderii di casa d’Austria. Racoczi giunse in Francia l’anno 1713 e vi fu accolto con amore da Luigi XIV. I suoi talenti, le sue nobili maniere e il suo carattere tutto franco lo resero sommamente ben veduto alla corte di Francia. Ma mentre ricercava l’amicizia dei grandi, pensava di rendersi accetto a Dio colle frequenti sue visite presso i Camaldo-lensi di Grosbois quattro leghe sotto Parigi. Finalmente fissò colà la sua stanza l’anno 1715 dopo la morte di