DEI RE D’ UNGHERIA 201 inclinazioni giacché non iscorgesi che usassero dell’autorità del loro posto per reprimerle. L’anno 1120 egli fece una subitana invasione nell’Austria donde trasse grosso bottino. Ma il marchese Leopoldo portatosi sulle frontiere di Ungheria, le saccheggiò a ferro e fuoco (Ottone Frising). Stefano l’anno 1122 dichiarò guerra al duca di Boemia, e fece quasi che subito secolui la pace. Portò poscia le sue armi in Russia, Polonia, Bulgaria e Grecia, lasciando ovunque le traccie della sua ferocia. Nè meno fu odioso per le sue sregolatezze. Parve però se ne pentisse al terminar de’suoi giorni. Caduto malato nella città di Agria, rimise lo scettro a Bela fatto acciecare da Colomano, indossò l’abito monastico e morì l’anno ii3i, diciottesimo del suo regno e ventesimosesto dell’età sua. Thwrocz e Ranzan gli danno per moglie la figlia di Roberto Guiscardo duca della Puglia, e Pastori gli assegna Giuditta figlia di Bo-leslao III duca di Polonia. Può darsi che le abbia sposate l’una dopo l’altra. Fu padre di Geisa che viene qui dopo e di N.. . moglie di Alberto il Divoto margravio d’Austria. BELA II. L’anno 1131 BELA, figlio di Almo, quel principe così inumanamente trattato da Colomano per escluderlo dal trono, vi salì dopo la morte di Stefano mercè le cure della sua sposa. Benché cieco degli occhi, egli resse saggiamente i suoi stati. Tenne fronte a Borich figlio di Colomano che si accinse a torgli lo scettro. L’anno 1135 i conti della marca orientale di Baviera (l’Austria) presero per sorpresa e senza dichiarazione di guerra la città di Presburgo. A questa nuova Bela accorse alla testa di numeroso esercito per ritogliere la piazza. Durante l’assedio alcuni de’ suoi uffiziali essendosi abboccati cogli assediati, chiesero loro il motivo di tale invasione, al che risposero ch’era pegl’interessi di Borich rifuggitosi in Baviera. Ma questi non ¡sperando soccorsi restituirono la piazza. Bela piccato contra Enrico il Superbo duca di Baviera entrò ne’suoi stati, gli die’ battaglia e lo mise in fuga. Così ci fa sapere Vito d’Ar-nepeck nella sua cronica di Baviera (apud Bernard. Pez.