DEI SIGNORI DI MAGONE terra di Fissei o Fixei nella contea d’Oschfrais nel paese di La ri gres, villani Fissiacurn in comilata Osc/iirensi in pago Lingonensi (Ardi, de Cluni). Questa contea d’Osche-rais è la stessa che quella di Digione, chiamata Osdierais attesa la riviera d’Ouclie, Oscarus, clic l’attraversa. Sembra che Elisabetta abbia sopravvissuto ad Ottone-, così almeno inferiamo da una carta del i3 delle calende di marzo del 1022 con cui quella contessa senza far menzione di suo marito dà a Cluui di consenso co’suoi due figli Gofreddo e Roberto, la chiesa di San-Germano posta nel villaggio di Pernant nella contea di Beaune (ibid.). Avvi d’altronde prove ch’ella fu la seconda moglie di Ottone. Difatti esiste l’atto di una donazione fatta da questo conte alla chiesa di Macone senza altra data tranne il regno di Roberto in cui si vede la sottoscrizione di Adda sua moglie unitamente alla sua: S. Ottonis comitis et uxoris suac Addac ani fieri et firmari rogaverunt, Rainaldi fìlii sui (Cartul■ de Macon). Forse che a quel tempo viveva ancora Barbe-sale. E certo almeno che nel ioi3 egli costruir fece un castello presso Cluni senza averne diritto; per cui, dice Ade'mar de Cha-bannais, fu punito miracolosamente con un morbo che gli impedì camminare; a cui aggiunge quello storico, che il conte Ugo vescovo d’Auxerre e conte di Chalons per zelo sia de’propri interessi, sia per quelli dell’abazia di Cluni, dopo avergli fatte su di ciò parecchie rimostranze, si portò con milizie, prese quel forte e lo atterrò. Al tempo del conte Ottone giunse in tutta Europa una carestia sì crudele clic si arrestavano i viaggiatori non per derubarli ma per mangiarli. Il conte Ottone, dice Raule Glaber, informato clic un albergatore del vicinato di Macone nudriva i suoi ospiti di carne umana, cui trasfurava e uccideva poscia per servir di alimento ad altri, fece indagare presso lui dalle sue genti che trovarono in sito nascosto quarantaquattro teste d’ uomini. « Vidi il luogo, die’egli, in cui fu arso quel rni-n sciabile ch’erasi preso ed affisso ad un palo». Morì il conte Ottone al più presto nel 1049. La prova che la sua morte non precedette quest’anno, si trae da una carta di cui giova porre il sommario sotto gli occhi dei nostri lettori. Stefano, figlio di Artaldo, teneva da Ottone in benefìcio alcuni fondi posti a Chevagni nel Maconesc, in villa