DEI BARONI E CONTI DI MONTFORT-L’AM AURI 583 guari che rilassò la briglia alla sua ambizione mascherata sotto il velo della religione. Avea Raimondo VI conte di Tolosa dato mano alla spedizione dei crociati, e dopo l’assedio di Carcasp sona, concertati con Simone di Montfort alcuni regolamenti da osservarsi rapporto i confini rispettivi dei loro stati, erasi ritirato entro i propri. Ma Simone agognando al conquisto anche di quest ultimi, trasse al suo partito l’abate de’Cistcrciensi, e d’accordo deputarono al conte ed ai consoli di Tolosa due vescovi e due signori laici ad intimar loro sotto pena di scomunica di dover consegnare ai baroni dell’armata tutti gli abitanti che venissero loro richiesti e al tempo slesso i loro beni. Sorpresi da tale ambasceria, il conte ed i consoli protestano non esser essi altrimenti fautori di eretici , dichiarando del pari esser buoni cattolici quelli eli’ erano accennati nella ricerca, ed olirono di comparire personalmente in giudizio sull’ istante e rimettersi alla sentenza della chiesa. Ma poste in non cale tali proteste, l’abate dei Cisterciensi, radunati i prelati eli’erano al campo, scomunicò i consoli di Tolosa e fulminò 1’ interdetto sulla città. Simone per avvalorare l’anatema apri la campagna col legato ed il duca di Borgogna; per lo che intimoriti i signori di diversi castelli si affrettarono a presentargli le loro sommissioni ; indi si a-vanzò alla volta di Tolosa staccandosi nella sua marcia dall’ armata per prender possesso di Castres ove venne accolto a guisa di trionfo. Di là passò nella contea di Foix, prese il Castello di Mirepoix e il diede a Guido di Levis maresciallo delle sue milizie, indi giunse a Pamiers, il cui abate, che avea ivi in comune col conte di Foix la dignità di pari, glie ne conferì il possesso, e sottomise finalmente tutti gli Albigesi senza sfoderare un ferro. Se non che gran parte di tali conquiste gli fuggirono di mano con quella stessa rapidità colla quale se le avea procurate, essendosi quasi al tempo stesso sottratti alla sua obbedienza oltre quaranta castelli, sì che prima del finire del 1209 non gli rimanevano che appena sette od otto piazze. Eransi intanto recati a Boma il conte di Tolosa ed i deputati della città cui il papa ascoltò favorevolmente. Da Roma il conte si portò alla corte di Ottone IV re di Germania, poscia