DEI DUCIII.>01 BORGOGNA 49 stanza per vendicare questo affronto, implorò i soccorsi di Brunone suo cognato arciduca di Lorena. Brunone venne in Borgogna con un’arpiata, ed essendosi unito a Lotario fecero insieme l’assedio di Digione di cui si resero padroni. Di là passarono a fare quello di Troyes; ma Roberto avendo rassegnate le sue sommissioni al re, lo indusse a ritirarsi dopo avergli dato ostaggi. Non tardò guari però ad eccitare nuove turbolenze in Borgogna. L’anno 961 Ottone essendosi recato con-molti signori borgognoni a Laone, ove’il re teneva la sua corte, gli fece sentire le sue lagna’nze per le ultime violenze del conte di Troyes. Lotario raccolse un parlamento a Soissons ove fu fermata una seconda spedizione in Borgogna, che ebbe luogo, e ristabilì nel ducato la tranquillità. Da quest’epoca Ottone visse senza inquietudine sino alla sua morte, avvenuta nel castello di Pouilli il 3 febbraio g63. Così è notato nell’ obituario della cattedrale di Auxerre, la cui autorità ci sembra preferibile in ciò a quella di Frodoard die pone tale avvenimento al g65. Fu infatti ad Auxerre seppellito Ottone nella chiesa di San-Germano. Questo principe non lasciò figli. ENRICO il GRANDE primo duca proprietario. L’anno 965 ENRICO il GRANDE, chiamato Eude da Frodoard, figlio di Ugo il Grande, divenne il successore di Ottone di lui fratello col beneplacito del re Lotario. Essendo nel 987 asceso al trono di Francia Ugo Capoto per via di elezione dopo la morte di Luigi V, ottenne Enrico' dal novello re, suo fratello, la proprietà del ducato di Borgogna che prima non possedeva se non a titolo di benefizio, c divenne così il primo duca proprietario di quella provincia. Aggiungasi che Ugo Capeto gli diede ei stesso il titolo di granduca. Gli autori contemporanci il chiamano Enrico il Grande. Per altro non ci fatino nota veruna delle azioni luminose di questo principe, nò delle sue gesta militari per cui ordinariamente si ottiene un tal soprannome-, limitandosi a rappresentarcelo come principe intento a corregger gli abusi, a mantenere il buon ordine, a sollevare gli oppressi e formar la felicità de’ suoi sudditi. Con questi T. XI. 4