DEI CONTI DI MACONE 35 ravano alla vessazione, e di concerto co1 suoi baroni pronunciò sentenza a cui obbligolli uniformarsi. Con una delle disposizioni di tale sentenza si disse, che il conte di Macone, com’era stato fermato da Luigi il Giovine, nulla avrebbe a prendere nè sui mobili nè sugl’immobili del vescovo diocesano dopo la sua morte; non vi sarebbe in Macone altra fortezza che la sua torre; e rapporto alla casa fortificata da lui eretta contra il divieto che glie n’ era stalo fatto, sarebbe tenuto rimetterla al re ogni qualvolta ne venisse ricercato (Martenne, Amplis. coll., tom. i, pag. 944)- Girardo l’anno stesso mercè atto seguito a Macone convenne coll’abazia di Cluni riguardo i diritti di guardia che pretendeva avere sugli abitanti di Domange, Igei, Che-vignes ec. Arbitri scelti d’ambe le parti regolarono gli articoli di quella transazione, di cui l’abazia ebbe più' luogo ad applaudirsi che non il conte. Nonostante questi non fece difficoltà di giurarne l’osservanza in un a’suoi figli Guglielmo e Cauchero ed ai cavalieri che lo aveano accompagnato (V. i siri di Salins, pr., pag. 69). Non sappiamo sotto qual data porre il seguente tratto riguardante pure il conte Girardo. L’abazia di Tournus avea a Louans un porto che le ridondava a ragguardevol vantaggio in sale che ogni anno distribuivasi ai poveri nella prima settimana di quaresima. Girardo senza verun diritto ne instituí un altro a poca distanza. Per quanto i monaci gli rappresentassero l'ingiustizia di tale istituzione, egli non se ne fece alcun carico. Lunga pezza dopo si recò con numerosa comitiva a Tournus ed entrò nella chiesa di San Filiberto, ove dopo averla scorsa in aria di trionfo, avvenne per caso clic si soffermò solo dinanzi l’altare di San Filiberto per porsi in orazione. In quel mentre un frate con un pastorale in mano scese dal di dietro dell’ altare, c fermatosi dirimpetto al conte gli disse: « Come hai tu avuto tanto « ardire di entrare nel mio monastero e nella mia chie-» sa, tu che non temi di usurparmi i miei dritti? » e ciò detto ghermì il conte pei capelli, Io stramazzò a terra e lo percosse fortemente. Avendo un tale castigo costretto il conte ad arrendersi alla giustizia, promise giuratamente di cedere il suo novello porto,, e mantenne la parola; anzi a ciò non contento, mandò alla chiesa di Tournus un ricco