DEI CONTI DI AUXERRE E DI ¡SEVERS 277 in una carta di Hervé in data di Melun del luglio 1215 con cui si dichiara obbligato di darla in isposa a quel giovine principe ( Mss. de Fontanieu, voi. 33). Questa obbligazione era reciproca, poiché il re Filippo Augusto avea fatto giurare ad Hervé dalla contessa di Sciampagna, che se avvenisse che monsieur Luigi o i principi suoi figli non volessero mantenere le convenzioni fatte dal re e da monsieur Luigi secolui in proposito di quel matrimonio, essa non li riconoscerebbe più per suoi sovrani (0 piuttosto per suoi signori feudali) sino a che non avessero emendato il loro difetto : Ego... nutlum servitium nec auxilium ei proferam; ciò che deve intendersi dei doveri di vassallo e non di suddito (Brusscl, Usage des jiefs, tom. I, pag. 162). Pretende Bouchet che quel matrimonio siasi effettuato nel 1217, locchè riesce difficile a credersi, mentre Filippo, nato il g settembre 1209, non avrebbe avuto allora che ott’anni. Che che ne sia, Guido di Chatillon rimasto ucciso nell’ agosto 1226 all’assedio di Avignone, lasciò del suo matrimonio un figlio di nome Gaucher signore di Saint-Aignan nel Berri, di Montjoui, di Donzi, ecc., cd una figlia, Yolanda maritata con Arcambaldo IX sire di Borbone. Ritorniamo ad Hervé. Matteo Paris porge di lui un’idea svantaggiosissima dicendolo della stirpe del traditore Ganelon, che allora era la più grave delle ingiurie. Uu altro antico scrittore il dipinge qual uomo violento, e quanto operò contro gli Albigesi non ¡smentisce tale carattere; ma la cronaca di Tours lo rappresenta con ben diversi colori, cioè d’ una giustizia inflessibile e il perpetuo flagello dei suoi nemici: Arcus justitiae injlexibilis et hostiurn tempesta s assidua. Aggiunge che dapprima fu seppellito a Saint-Aignan nel Berri, che gli apparteneva dal lato di suo padre, ma che poscia essendo stato dimandato dai monaci di Pon-tigni, fu trasferito nel lor monastero. L’anno 1223 la sua vedova Mahaut con una carta del mese di luglio assegnò alla chiesa di Bourges una rendita perpetua di dodici lire (1) per mantenere una lampada da- (?) Nel iaa3 il marco d’argento valeva due lire e dieci soldi; quindi 1 Mudici lire formavano sei marcili, i quali in ragione di cinquantatre lire, »ove soldi e due denari valgono al presente treceutoventi lire, quindici soldi.