DEI SIGNORI DI MAGONE 3i cessarono però di prendere*il titolo di conti di Vienna ed esercitarne le funzioni a malgrado di quel diploma e di altri" simili che gli arcivescovi di Vienna ottennero dagl’imperatori Federico I nel 1153, 1157, 1176, da Enrico VI nel 1196 e da Federico II nel 1214 e 1238 (ib., pag. 92). I tempi sciagurosi aveano costretto il vescovo di Macone e i suoi canonici a fortificare le abitazioni che aveano sia in città sia in campagna per guarentirle dalle ruberie che si praticavano allora quasi impunemente sui beni ecclesiastici. Pretendeva Guglielmo che in ciò avessero usurpati i suoi diritti e voleva smantellassero le loro fortificazioni. Dopo alcune discussioni si convenne di riportarsi al giudizio del conte Rinaldo e di Umberto sire di Beaujeu. Questi due arbitri diedero vinta la causa al vescovo ed al capitolo, e Guglielmo si sottomise alla loro decisione (Gali. Chr. nov., t. IV, col. 1070). Nel 1147 acconsentì Guglielmo all’unione fatta da papa Eugenio III dell’abazia di Baume con quella di Cluni. La carta è in data 17 giugno, Ludovico Juriiore rege Francorum eunte super Saracenos, cum multa marni procerum et comitum (Beatrìx de Chalons, pag. 24)- Postosi Luigi il Giovine 1’ 11 giugno di questo anno in marcia per la crociata, si unì a lui Guglielmo nel suo passaggio a Macone. Odone di Deuil fa onorevol ricordanza di questo conte parlando di un incontro in cui i Turchi arrestarono per due giorni l’esercito francese sulle sponde del Meandro che si apparecchiava a varcare, non cessando d’inquietarlo con piccole scaramucce che terminavano fuggendo per ritornar tosto alla carica. « Alla fine, » die’egli, gl’illustri conti Enrico figlio di Tebaldo, Thierri » d’Alsazia, Guglielmo di Macone si scagliarono su di loro » come impetuoso turbine a traversò una grandine di frec-» eie, si addentrarono pe’loro squadroni, è sostenuti dal re » che li seguiva colla sciabola in mano, atterrarono a de-» stia e sinistra quanto loro affacciossi, e costrinsero quelli » che colla celerità dei loro cavalli poterono sottrarsi alla » carnificina a nascondersi negli antri dei'monti » (pag. 60). Nel 1153 Guglielmo di ritorno dal Levante si trovò presente a numerosa assemblea di signori tenutasi a Macone. Dopo quell’epoca non si scorge più traccia di sua esistenza. Si dice morto in una carta di Chateau-Chalons