DEI DUCII1 DI BORGOGNA 119 nemico comandato da Ermanno di Eptinguen, forte di circa ventimila uomini, e l’attaccò temerariamente il 3 marzo in alcune gole, ove non potendo manovrare la sua cavalleria, che formava il maggior nerbo dell’ armata, fu sbaragliato colla perdita del suo bagaglio e de’suoi effetti che ascendevano al valore di oltre tre milioni, tra cui un diamante valutato pel più bello e più grosso di quanti ve ne fossero allora in Europa. Dice Filippo di Commines clic un soldato il veadette per un fiorino ad un prete, dal quale fu rivenduto per uno scudo al magistrato del suo villaggio; passato poscia in Inghilterra, esso fu acquistato dal reggente di Francia Filippo duca d’Orleans, ed ora forma parte dei gioielli di quella corona come uno de’ suoi più belli ornamenti. Il suo peso è di cinquantacinque carati. Tschachtlen, scrittore svizzero, (Meni, da temps, pag. 635) dice al contrario eli’esso diamante fu venduto a Lucerna nel 1493 Per cinquemila fiorini del Reno da Guglielmo di Diesbacli figlio del magistrato di questo nome, che il rivendette a Bartolomeo May signore di Stratlingen per cinquemilaquattrocento, e questi a de’mer-cadanti di Ginevra per settemila, i quali il diedero al duca di Milano per undicimila ducati, e che il papa Giulio II lo comperò da quest’ ultimo per aggiungerlo alla sua tiara di cui forma oggidì il suo più bell’ ornamento. La perdita della battaglia di Gran'son gettò il duca in una nera melanconia che alterò egualmente il suo fisico che il suo morale. La duchessa di Savoja si recò presso lui a Noseroi ov’erasi ritirato, lo confortò e lo istigò a trarne vendetta. Carlo rientrato nella Svizzera con nuovo esercito, assediò Morat, città posta sul lago di questo nome, diede tre assalti senza successo, marciò contra gli Svizzeri che venivano in soccorso della piazza sotto il comando di Guglielmo Herter, diè loro battaglia il 22 giugno sconsigliatamente come a Granson, e per gli stessi falli la perdette. Il duca di Lorena che avea combattuto nell’armata degli Svizzeri alla testa di duecento cavalli, trasse i vincitori davanti Nanci che capitolò il 6 ottobre. Alla prima nuova di tale assedio usci Carlo da quella specie di letargo in cui era caduto; radunò truppe e si portò in Lorena ove fu avvisato da Luigi XI che Nicolò di Monlfort, conte di Campobasso nel regno di Napoli, uno dei suoi principali officiali, lo tradiva. Carlo dovea prestare tanta maggior atten-