DEI SIRI DI JOINVILLE 395 » clic quindi io facca male digiunando. Ma benché io fossi » prigioniero, non tralasciai mai digiunare a pane ed acqua » ogni venerdì ». Dopo il macello del sultano con cui il re San Luigi avca negoziato pel suo riscatto e delle sue genti, il sire di Joinville vide entrare nella galea, in cui trovavasi con altri signori franchi, gli assassini del principe musulmano armati di sciabole ed ascie, dicendo che veniano a troncare le loro teste. « E subito vidi gran drap-» pello dei nostri confessarsi con un religioso della Tri-» nità .... e m’inginocchiai presso uno di essi musul-» mani porgendogli il collo. In faccia me inginocchiossi » messcr Guido d’ Ebelin contestabile di Cipro, e si con-» fesso a me e gli diedi quell’assoluzione che Dio mi » dava il potere ; ma delle cose dettemi, non mi ricordai ') più una parola tosto alzato ». I prigionieri se ne assolsero colla paura. Dopo la sua liberazione, Joinville partì col re nella stessa galea per Palestina. Giunto in Acri, il monarca adunò il suo consiglio per deliberare se rimanere in Palestina o ritornare in Francia. Tutti opinarono pel ritorno, meno Joinville che dimostrò come conseguenze inevitabili di tale divisamento, la perdita certa di Terra-Santa e 1’ eterna prigionia di quelli che trovavansi presso i Musulmani. « E sappiate, diss’egli, che della mia opi-» nione non son io a riprenderne. Ma molti si misero a » pregare poiché non cravi alcuno che non avesse qualche n prigioniere presso i Saraceni ». Prevalse l’avviso di Join-ville. Rimasto il re in Palestina, Joinville ebbe parte a tutte le spedizioni da lui fatte colà, lo confortò in tutte le occasioni co’suoi consigli, e lo consolò nelle sue pene colla sua franchezza e il suo buon umore. Avendo il santo re inteso l’anno 1253 a Saycte (Sidone) la morte di sua madre, versò nel cuore di quest’amico l’amarezza prodottagli da tale annuncio. « Ah, siniscalco, gli disse, ho « perduto mia madre ». E Joinville gli soggiunse: « Si-» re, non ne stupisco, poiché ella dovea pure una vol-» ta o l’altra morire; bensì mi maraviglio che voi ne « meniate tanto strepito, voi che siete un principe si » saggio, e sapete bene che il saggio dice, che il prode » non deve mai far apparire sul suo volto nè dar a co-” nosccrc ciò che sente nel suo cuore ; giacché quello che