ao CRONOLOGIA STORICA L E T A L D E I. L’anno g.'J•?, al più tardi, LETALDE (Lcotalclus) succedette ad Alberico suo padre. Almeno da ott’anni innanzi egli divideva secolui l’autorità comiziale, come è provato da una carta con cui Letalde conte di Macone, che si dice figlio di Alberico e di Tolosane, e sua moglie E^mengarde, figlia di Manasse di Vergi e di un’altra Ermengarde, danno a Santi’Odone abate di Cluni ciò cbe possedevano nel villaggio da essi detto Dardanicum posto sulla riviera di Seille. L’atto è in data del mercoledì 2 delle calende di aprile (31 marzo) anno dodicesimo del regno di Rodolfo, riferito da Guielienon (BUI. Sebus., pag. 168) all’anno 899, dodicesimo di Rodolfo I re della Borgogna transjurana. Ma in allora l’abazia di Cluni non ancora esisteva. Questa data deve dunque intendersi piuttosto del regno di Rodolfo 0 Raule re di Francia, il cui dodicesimo anno ricorre al 935. E vero che il 3i marzo ossia la vigilia delle calende di aprile cadeva nel 935 in martedì e non in mercoledì; ma convien supporre che il notaio abbia preso sbaglio di un giorno sul quantitativo del mese; errore di cui sono frequenti gli esempi. D’altronde il 31 marzo non cadeva altrimenti nell’899 in giorno di mercoledì ma sibbene di sabato. L’anno 950 0 all’incirca Letalde si associò al suo vescovo Maimbold ed al marchese Ugo (it Nero, duca di Borgogna) per porre in istato i canonici di Macone di vivere regolarmente, ridotti a grande miseria a colpa di un incendio che avea consumato la loro chiesa e il lor chiostro non che gran parte della città. Allora erano frequenti quei disastri, essendo quasi tutti i fabbricati di legno. Letalde diede per sua quota parte la chiesa e l’abazia di San-Cle-mente cui teneva in benefizio (Gali. Clir. nov., t. IV, prob., col. 277); ma trattenne alcuni fondi di quell’abazia che gli andavano a grado e ricusò di cederli. Finalmente nel 955 vinto dalle rimostranze di Maimbold acconsentì di restituirli come si vede da una notizia compilata alcuni anni dopo in cui ò qualificato comes ìmperatorius per la contea che possedeva allora in Borgogna (ib. col. 279). Dietro la sottoscrizione eh’è al basso di quell’atto, leggesi : S. 'Albericifratris cjus. Siamo d’avviso che invece di fratris abbia a leggersi filii.