CRONOLOGIA STORICA fratello* il conte Ragenario, Gotzlin vescovo di Parigi che faceva le funzioni di pastore e di capitano e parecchi altri prodi, sostennero con tutto il valore immaginabile gli sforzi degli assediatiti. Furono senza effetto due assalti dati il 27 e 28 novembre, ma ciò non fece punto levar l’assedio, che i Normanni continuarono con raddoppiato furore. Vedendo Sigifreddo che la forza era sempre contrabilanciata dalla forza ebbe ricorso all’astuzia e per sorprender Eude gli fece proporre un abboccamento che venne da lui accettato; ma mentre conferivano insieme Eude s’accorse che si calavano l’un dopo l’altro in sentieri profondi alcuni soldati normanni, e vedendosi investito, mise mano alla sciabola facendosi strada attraverso i nemici che lo inseguirono sino agli orli del fossato. I soldati della guarnigione piombarono sopra di essi tostochè fu riconosciuto il tradimento e li respinsero. Ciò avvenne all’aprirsi dell’anno 886. Eude dai preparativi che i nemici fecero dappoi, giudicò si disponessero a dare un assalto generale uè si scoraggi punto, ma prese tutte le misure convenienti per ben difendersi a tal che trovarono dappertutto insormontabile resistenza. Questo nuovo fatto, in cui perì gran numero delle genti di Sigifreddo affogatesi nella Senna, era seguito contro il suo parere ed allora abbandonato l’assèdio prese la via per la Frisia. Ma una parte dei Normanni ricusando seguirlo, si ostinarono di rimanere davanti la piazza risoluti a prenderla 0 perire. La carestia e la peste che s’introdussero in Parigi, secondarono i loro sforzi e facevano loro sperare il conquisto. Intanto Eude faceva sollecitare l’imperator Carlo il Grosso di recarsi ili suo aiuto; nè ricevendo risposta soddisfacente partì egli stesso per recarsi a lui in Germania lasciando per comandare in sua vece Eble abbate di' San Germano dei Prati il cui valore ed abilità s’erano date a conoscere in più occasioni. Al suo ritorno egli sforzò le trincee erette dal nemico per arrestarlo e rientrò nella città annunciando un soccorso guidato dal conte Enrico. Subito dopo comparve il conte ma con un debile rinforzo e voleva espugnare il campo dei Normanni, quando cadde in un’ insidia che gli era slata tesa e vi perì colle sue truppe. I nemici gonfi di tale successo diedero un ultimo assalto, e di già si credevano padroni della torre ove è oggidì (1786) il gran Chatelet,