DEI CONTI D’ARMAGNAC 267 del Verme generale di Giovanni Galeazzo. Un giorno la guarnigione fece una sortita per cui ne andarono malconci gli assedianti; lo che ostinar fece vieppiù il conte nel voler prendere la piazza colla forza. Gli storaci non vanno d’accordo sugli avvenimenti che susseguirono, ma sembra meritare la preferenza quanto è narrato da Corio. Un giorno, die’egli, cadde in pensiero al conte di recarsi a riconoscere personalmente la città d’Alessandria della Paglia con cinquecento dei più distinti cavalieri , i quali avanzatisi sino alle porte si posero a gridare: Fuori, Lombardi malnati. Jacopo del Verme che avea il comando della piazza, irritato da questa contumelia, scaglia cinquecento de’suoi migliori soldati contra i Francesi che ne sostengono valorosamente l’urto. Lunga ed ostinata fu la pugna dall’una e l’altra parte, ma finalmente i Francesi scoraggiasi volevano darsi alla fuga; però invano poiché furono fatti tutti prigioni in un al conte stesso che fu condotto in città ove pochi giorni dopo morì- 0 per le ferite riportate, 0 da veleno come sostiene il Poggi. Alla nuova di questo disastro l’armata che stava davanti Castellazzo levò l’assedio; ma fu inseguita da Jacopo del Verme ed ebbe luogo il 25 luglio tra Nizza della Paglia e Ancisa combattimento in cui fu quasi che interamente battuta. Fra i prigionieri si rinvennero gli ambasciatori dei Fiorentini che riscattarono ad assai caro prezzo la lor libertà. Tale fu il frutto delle millanterie di Giovanni d’Armagnac. Non avendo lasciato figli e desiderandosi che la contea dì Commingio appartenente a sua moglie rimanesse nella famiglia, fu proposto alla corte d’Avignone di accordar a Bernardo suo fratello il permesso di sposare quella ricca vedova come pratieavasi nell’antica legge quando il primo fratello Don avesse lasciato figli; ma fu concluso dalla numerosa assemblea di maestri e dottori tanto di teologia come di legge e con decreto che il papa rigettasse quella petizione come interamente dissonante dalla ragione e dall’ uso (Meni, de Liter. tom. XX p. 242). Giovanni III qualificavasi conte per la grazia di Dio, titolo che nella sua origine non esprimeva come si è detto, se non la riconoscenza verso la divinità, ma che allora indicava l’indipendenza, ed in ciò i successori di Giovanni imitarono il suo esempio. Non lasciò che due figlie che