DEI GRAN FEUDI in doveano essere allora o minorenni o assenti. L’intenzione di ,juel principe era di conservar ad essi le legazioni dei loro padri. (Bai. tom. II col. 35g). Queste legazioni in Italia furono tanti marchesati come 10 erano in Francia nelle provincie di frontiera. Quelli che vi erano provveduti ebbero una superiorità decisa sugli altri conti ai quali l’uso avea dato il titolo di duchi. Si comprende che questi ducati divennero ereditarli prima delle legazioni, i cui poteri erano gli stessi di quelli della luogotenenza regale. Nondimeno quelle legazioni furono anch’esse preservate a Guido e a Berengario benché non potessero esercitarne le funzioni. Morto Winigisio duca di Spoleto nell’8:42 gli fu dato a successore Supone conte di Brescia (Eginliard. annoi. ), e morto nel 8i3 anche Supone, fu spedito in Italia Adclardo 11 Giovine con ordine di prender seco Mauringo conte di Brescia per terminare di far le giustizie. La commissione di Adelardo e di Mauringo fu di breve durata, poiché l’encomiaste di Berengario parla dei Su-ponidi come di alleati possenti che condussero millecinquecento cavalieri dal giaco a quel re d’Italia (Dom.Bouq. tom. Vili pag. ii4). Egli cosi li appellava dal nome del lor padre Supone conte del Piceno a cui pure sì dava il titolo di duca e che da papa Giovanni Vili viene qualificato col titolo di conte illustre. Vedesi che la grandezza di Supone era stata ereditaria come quella di Guido e di parecchi altri conti. Difatti non sembra dubbioso che Carlomagno abbia offerto quest’esca all’alta nobiltà di Francia per indurla ad espatriare. La politica di quel principe procurava d’introdurre i costumi e le leggi francesi in un paese che aveva estrema ripugnanza per la disciplina del vassallaggio. I Franchi venuti al seguito dei conti formarono per lungo tempo il nerbo dei loro eserciti; ma le guerre civili che desolarono quel paese perir fecero cotesta milizia e quei pochi che rimasero presero i costumi del numero maggiore e in quella terra straniera inaridì il vassallaggio. I liberi proprietarii confusi coi plebei avendo fatto prevalere le pretensioni di municipio, obbligarono i grandi a trattar come repubbliche città in cui un tempo aveano comandato i loro padri.